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Notte fonda per Gus Hansen, perde 700,000 $ al cash

Non e' il miglior momento, nella carriera di Gus Hansen...Noi non riusciamo davvero a crederlo, quel che si dice in giro. Un giocatore del calibro di Gus Hansen non puo' essere il pollo per antonomasia dei tavoli high stakes di cash game che trovano spazio su Full Tilt, come le voci che si raccolgono su alcuni forum o le dichiarazioni di alcuni dei suoi colleghi sembrano lasciar intuire.

Eppure, al di là dei pettegolezzi più o meno velati esistono dei numeri, e sono numeri che al riguardo non possono non far riflettere.

Fermo restando che sono davvero in pochi i giocatori in grado di battere quei livelli contro quegli avversari – che rappresentano pur sempre il top del panorama mondiale – viene infatti da chiedersi se Hansen sia in grado di poterlo fare con profitto.

Prendiamo ad esempioi ieri: 726.000 dollari bruciati in una sessione di Pot Limit Omaha ai limiti $200/$400 durata 910 mani. A conti fatti, si tratta di due big blinds che se ne vanno ad ogni mano, un po’ troppi forse per parlare solo di sfortuna, anche se in questi casi sicuramente la varianza negativa incide sempre in modo importante.

Tuttavia, se una singola sessione non può dirsi indicativa di una tendenza più generale, anche i numeri annuali non sono lusinghieri per Gus. Il danese infatti nel corso di quest’anno fa registrare un passivo che sfiora i tre milioni di dollari, una cifra che lo mette nella poca ambita posizione di secondo maggior perdente della piattaforma per distacco, secondo solo a Sami “LarsLuzak” Kelopuro, un altro giocatore che sta vivendo un’annata fin qui terribile, pokeristicamente parlando.

Volendo trovare delle ragioni tecniche per questi risultati deludenti, posto che siamo convinti che Gus Hansen sappia giocare molto bene a poker, potremmo ipotizzare che il suo stile notoriamente iperaggressivo risulti essere profittevole nei tornei ma forse non altrettanto nel cashgame, che in effetti è un gioco con dinamiche piuttosto diverse e che fra l’altro a quei livelli si gioca sempre contro le stesse persone, giocatori fortissimi che finiscono anche col conoscerti come le loro tasche. Essere quindi troppo aggressivi o avere la tendenza a chiamare troppo e spesso da dietro diventa quindi letale.
A questo proposito, esaminiamo una delle mani che hanno visto coinvolto Gus Hansen e Cole South, un giocatore di cui, per inciso, a nostro avviso forse per ragioni mediatiche si parla sempre troppo poco.

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In un tavolo con quattro giocatori siedono Patrik Antonius e Tom ‘durrrr’ Dwan sui bui, seguono poi Hansen e South. Hansen primo a parlare esce puntando 1,680$, e qui avviene la prima mossa interessante, perché South esce rilanciando di nuovo fino a 5,920$ con una mano piuttosto marginale come 7 8 3 6 , e con ancora due brutti clienti a dover parlare. Antonius e Dwan foldano, e così Cole si trova a giocare la mano in posizione su Gus, probabile obiettivo che si era prefisso con quel rilancio.

Il flop premia decisamente il suo coraggio, dal momento che con 5 a 4 gli consegna ben 16 outs per un progetto di scala nut, che lo porta a puntare 8,000$, chiamati da Hansen.

Il turn è un 9 e Gus checka, imitato da South, che decide di prendersi una carta gratis dal momento che in mano ha soltanto un progetto, e forse anche per sottorappresentare la sua mano agli occhi di Hansen nel caso lo chiudesse al river.

Detto fatto: un 2 gli consegna la scala ed i resti di “the great dane” , che esce puntando 28,000$ solo per vedersi rilanciato da South fino a quanto si trova dietro. Hansen chiama, e perde così l’ennesimo piatto, questa volta da 182,000$, ed anche se non sappiamo cosa avesse in mano, ci auguriamo almeno che si trattasse di una scala inferiore.
Così come ci auguriamo che le prossime scale, il buon Gus Hansen, le utilizzi per risalire anziché per scendere ancora.

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