Phil Ivey, dopo il giorno del trionfo, è tornato sulla sua vittoria al torneo di H.O.R.S.E. che gli è valsa l’ottavo braccialetto in carriera, lanciandosi in una previsione spiazzante: “Credo di poter vincere 30 braccialetti WSOP”, ha infatti dichiarato l’americano.
Un’affermazione, quella di Ivey, che suonerebbe pazzesca ed ai limiti del ridicolo per chiunque altro, ma che messa in bocca al miglior giocatore di poker del mondo appare certamente di una difficoltà estrema, ma non impossibile, visti i suoi 34 anni e soprattutto ciò che è capace di fare.
Ha vinto braccialetti praticamente in ogni specialità possibile, tranne che nel No Limit Hold’em. Questo fatto potrebbe apparire curioso, ma assume un significato ben preciso se pensiamo che questi eventi sono anche quelli che di gran lunga presentano il field più numeroso, a qualsiasi livello di buy-in.
Come sappiamo, più numerosi sono i partecipanti maggiore diventa la componente aleatoria, ed inoltre per sua natura il No Limit Hold’em non gli consente di avere un edge tanto marcato quanto può avere in varianti ancora più tecniche, che per di più attirano minori partecipanti, che non a caso lo hanno visto vincente.
D’altra parte, un uomo come lui è probabile che si ponga un traguardo tanto ambizioso semplicemente come un qualcosa a cui tendere, una inesauribile fonte di stimoli, visto che il primato assoluto di braccialetti WSOP conquistati da un singolo giocatore – detenuto come tutti sanno da Phil Hellmuth che ne ha vinti 11 – sembra ormai irrimediabilmente alla sua portata, questione di tempo più che di opportunità.
Cos’altro dire, in fondo, di un giocatore che dopo aver conquistato l’ottavo sigillo WSOP si guarda intorno e chiede: “Allora, quant’era il premio per il primo posto?”, come se fino a quel momento fosse stato l’ultimo dei suoi pensieri, come se quel denaro poco o nulla importasse, per lui. Ed il fatto straordinario è che le cose stanno esattamente così.
Tuttavia, l’appetito vien mangiando, e quando ci si chiama Phil Ivey il senso di sazietà non deve far parte del proprio corredo genetico, altrimenti non ci si spiegherebbe come sia possibile raggiungere questo genere di risultati di eccellenza assoluta in qualsiasi cosa ci si cimenti all’interno di una disciplina, e continuare ad avere la voglia e la forza per farlo e farlo ancora.