E' stato svelato l’ambizioso piano di apertura di quattro nuovi casinò in Italia. Il Corriere della Sera ha pubblicato il documento che avrebbe (secondo il quotidiano) consegnato Federgioco (l'associazione delle sale italiane già esistenti) al Ministero dell'Economia.
In queste ore però, allo scoppio delle polemiche, Federgioco ha smentito il Corriere, affermando di non aver mai presentato nessun progetto. Il presidente Carlo Pagan ha preso le distanze.
Sembra però che il piano abbia ottenuto consensi nella maggioranza che sostiene l’attuale Governo (il primo è il Ministro degli Interni Alfano). Gli interessi in gioco sono parecchi.
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Perchè no?
Non si comprende per quale motivo, ogni volta che si parla di gaming, in Italia piovono forti critiche da destra a sinistra, a prescindere dallo spessore della proposta. Se l'apertura di nuovi casinò fosse giustificata dal ritiro di slot da bar e tabacchi, potrebbe essere una misura intelligente per frenare il fenomeno della ludopatia in Italia. Concentrare le macchinette in location più controllate e non accessibili ai minori, non dovrebbe essere un fatto così negativo. Ma l'opinione pubblica sta già facendo le barricate. L'indiscrezione rischia di far saltare il banco, in tutti i sensi.
Bisognerebbe semmai trovare degli standard di efficienza per la gestione di tutti i casinò, con nomine trasparenti per i ruoli chiave e non determinate come sempre da motivi politici.
Corriere: "cattiva gestione degli attuali casinò"
Il Corriere attacca e denuncia che i casinò di Sanremo, Saint Vincent, Venezia e Campione d'Italia hanno presentato bilanci tutti in passivo. Il problema di queste sale - secondo il giornalista Sergio Rizzo - è che sono gestite dagli enti locali in maniera non efficiente: "hanno accumulato perdite di bilancio per 314 milioni. Ma la lezione, evidentemente non è servita".
Secondo recenti indiscrezioni, i 4 casinò dovrebbero essere aperti a Montecatini (Toscana), Bari o Fasano (Puglia), Anzio o Salerno (Campania) e Taormina (Sicilia).
In Toscana si parla da tempo di una possibile apertura a Montecatini per la stagione invernale e a Viareggio per l'estate (nel lussuoso hotel Principe di Piemonte).
Baretta contro Malta
Il Corriere svela il piano dettagliato in 41 pagine e Rizzo sostiene che il documento sia stato consegnato al sottosegretario Pier Paolo Baretta (colui che vuole il divieto assoluto di pubblicità nel gaming) "il quale l'ha prontamente girato - afferma Rizzo - ai Monopoli di Stato".
L'operazione avrebbe alleati strategici: da Angelino Alfano (favorevole all'apertura di Taormina) allo stesso Baretta: "dobbiamo fare una valutazione con il governo per i casinò, perché possono essere un baluardo contro l'illegalità" ha affermato il 14 aprile. Il sottosegretario sarebbe interessato a Taormina "perché servirebbe a contrastare l'offerta che arriva da Malta".
Nuova società per otto casinò
Ma il business di queste 4 nuove sale da chi sarebbe controllato? Il Corriere svela che tutti gli 8 casinò italiani confluiranno in una società nuova controllata al 51% dal Ministero dell'Economia e il 49% spartito tra Campione e Venezia (11%), Saint Vincent (7%) e Sanremo (5%). Tutti questi casinò sono a loro volta controllati dai rispettivi municipi. Gli altri 4 enti locali si spartirebbero il 15% restante. Come detto però, Federgioco ha smentito di aver mai consegnato un piano al sottosegretario. Consuete smentite di rito o un giallo in piena regola? Quel documento di 41 pagine da qualche parte sarà saltato fuori...