Se il denaro non puzzava già nell’Antica Roma, di certo le cose non sono cambiate oggi. Può apparire cinico, paradossale, o semplicemente logico.
Resta il fatto che un nuovo studio, presentato questa settimana da alcuni deputati repubblicani al Congresso degli Stati Uniti, ha evidenziato una volta di più quale sia il tasto su cui convenga battere per fare in modo che il gioco del poker venga regolarizzato. Ovvero, il denaro.
Certo, gli studi che chiariscono quanto l’abilità prevalga sulla fortuna sono certamente importanti, ma servono davvero quando ogni Stato nel mondo bandisce al proprio interno lotterie di varia natura? Quanto risalto viene dato loro, con quale velocità è aumentato il loro numero e la loro frequenza? La ragione è evidentemente una sola: sono modi molto redditizi e molto ben voluti per raccogliere denaro. Perché se una nuova tassa viene accolta ringhiando, una nuova estrazione è accolta con gioia, ma in fondo l’obiettivo resta lo stesso, anche se più celato. Ed anche oltreoceano pare l’abbiano capito.
La regolarizzazione del gioco del Texas Hold’em, prendendo in esame un arco di tempo di dieci anni, frutterebbe allo stato qualcosa come 41 miliardi di dollari. Una cifra che certo potrebbe voler dire molte cose, tradotta in programmi concreti. Ne è convinto anche McDermott, uno dei sostenitori della legalizzazione del gioco e promotori dello studio: “Credo che molti dei miei colleghi, specie quelli che al momento non si sono schierati in merito, prenderanno molto più seriamente questo problema una volta che si saranno resi conto delle cifre di cui stiamo parlando”. E va oltre, arrivando a una facile previsione: “Credo sia solo questione di tempo prima che il Congresso regolamenti in modo appropriato il gioco, in modo da tutelare i consumatori e riversare questo fiume di denaro che ora va disperso”.
Sicuramente, l’intento di reinvestire quel denaro nell’economia e nel sociale appare meritevole, e certo sono cifre che la stessa responsabilità chiede siano prese in considerazione. Inoltre, prima nel mondo il gioco verrà regolamentato anche al di fuori dall’Italia e prima potremo sperare di confrontarci con un field di respiro almeno europeo, e non più soltanto nazionale.
Tuttavia, non può che suscitare un pizzico di amarezza pensare ad esempio che il nostro Paese sia all’avanguardia in questo campo e latiti in molti altri, forse più importanti. Ma forse, chi scrive è solo un inguaribile romantico. Perché in fondo, ancora una volta, tutto questo può apparire cinico, paradossale, o semplicemente logico.