Antonio Esfandiari, che due anni fa il torneo OneDrop lo ha vinto, ci teneva davvero a ripetersi in questa edizione, al punto che quando è stato eliminato a ridosso dei premi è stato preso da uno sconforto tale che pare gli abbia tolto il sonno e l'appetito per un paio di giorni.
Neppure lui si aspettava di reagire in questo modo, visto che essendo un professionista con esperienza ormai pluriennale è abituato a lasciarsi scivolare addosso certe delusioni piuttosto in fretta: il OneDrop però non è e non può essere un torneo come tutti gli altri, a maggior ragione se tu sei il campione in carica.
"Da un punto di vista emotivo, si tratta del dolore più grande che abbia mai provato - ha confessato ai microfoni di bluff.com - era davvero l'occasione per fare qualcosa di veramente speciale, sembrava a portata di mano ed invece è scivolata via improvvisamente, ma poi alla fine sono riuscito a ricompormi. Ho perso una battaglia, ma vincerò la guerra".

Il sogno di Esfandiari si è infranto contro Tobias Reinkemeir, quando lo statunitense ha deciso di 3-bettare all-in con a 5 venendo chiamato da a j , venendo condannato da un jack al turn che rendeva beffardamente inutile il cinque che completava il river. Uscito al decimo posto senza riuscire a raggiungere la zona premi, "the magician" sembra farne tutto tranne che una questione di denaro.
"E' un po' come quando hai una relazione con una persona a cui tieni davvero, quando finisce provi un dolore che non se ne va immediatamente, hai bisogno di tempo per superarlo - ha proseguito Antonio - in questo caso è stato addirittura peggio, si è trattato di una sensazione intensa e profonda che semplicemente non se ne andava, e questo mi ha sorpreso".
Esfandiari ha dato anche un proprio parere sulla vicenda di Daniel Colman, che ha rifiutato di prestarsi alle interviste di rito al termine del torneo, in quanto contrario alla promozione del gioco del poker. Antonio ammette di non aver seguito la vicenda nel dettaglio, e ribadisce più volte come "mrGR33N13" sia legittimato ad avere l'opinione che preferisce, ma com'è facile prevedere non riesce a condividerla.
"Non penso che il poker possa essere paragonato ad altre dipendenze, come quelle legate al fumo o all'alcool - ha spiegato Esfandiari - allo stesso tempo, nonostante il poker rientri nell'ambito del gioco d'azzardo sappiamo che abbia comunque una componente di abilità. Lui ha il diritto di fare quello che preferisce, ed è vero che non deve nulla a nessuno, ma probabilmente dovrebbe farlo per responsabilità nei confronti dei suoi pari, nel momento in cui ha la possibilità di essere un ambasciatore per il poker".
Antonio ha ammesso che a lui piace fare interviste, e che quindi lui probabilmente veda la cosa con occhi molto diversi: alla fine, ha concluso, a ciascuno il suo.