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L'incubo di Las Vegas che potrebbe rovinarla è un po' più vicino

A Las Vegas, di solito, non hanno paura: bari, ubriaconi, ladri e criminali sanno come trattarli. Se c'è però qualcosa che a Sin City fa orrore è il deserto, non quello del Nevada ma bensì quello che potrebbero finire col trovare un giorno ai tavoli: che ne sarebbe della città del peccato senza più peccatori?

Negli ultimi anni gli affari non sono andati poi così bene, anzi: la recessione ha colpito duramente gli affari, ma naturalmente i signori della Strip sono rimasti a galla, ancora una volta sfoderando quell'esperienza che gli evita di starsene troppo a lungo con la testa sott'acqua. Se ne sono stati capaci, stando all'opinione di più di un analista, devono ringraziare soprattutto i tavoli del baccarat: il gioco che va di gran lunga per la maggiore in Asia.

Chi arriva dall'Oriente (ma non solo) per ballarsi cifre inimmaginabili ai tavoli, quando si alza a mani vuote non batte ciglio: perdere non è mai un rischio, per chi può permettersi di veder bruciata virtualmente qualsiasi somma. In cambio, però, chiedono un trattamento di prim'ordine e naturalmente discrezione: l'unica cosa che a Las Vegas potrebbero non essere più in grado di offrirgli.

Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha infatti da tempo puntato gli occhi sui casinò, nell'ottica di combattere il riciclaggio di denaro. Appena qualche anno fa - come ricorda il Las Vegas Review Journal - il gruppo Sands è sceso a patti accettando di sborsare oltre 47 milioni di dollari per un'attività di riciclaggio avvenuta al Venetian, da parte di un uomo d'affari legato al traffico internazionale di stupefacenti. La somma "ripulita" sarebbe stata di 84 milioni di dollari, ed il casinò avrebbe ammesso di non aver vigilato abbastanza sulla provenienza di quel denaro.

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Il punto è proprio questo: i casinò potrebbero essere costretti a chiedere ai giocatori di compilare dei moduli dove certifichino la provenienza di quel denaro, fornendo al contempo tutta una serie di informazioni decisamente sensibili. Naturalmente si può sempre dichiarare il falso, ma negli Stati Uniti questo è un reato piuttosto serio: ogni qualvolta il Dipartimento del Tesoro sentisse puzza di marcio non tarderebbe a pretendere spiegazioni, che qualcuno potrebbe essere molto imbarazzato a dare.

Il rischio, quindi, è l'esodo di massa verso lidi più permissivi, con Macao naturalmente in cima alla lista: altro che poker online nemico dei casinò, qui c'è da non dormirci la notte. Se è vero che una misura del genere rischierebbe di rivelarsi un vero e proprio tsunami, è altrettanto evidente che la lobby dei casinò non ha alcuna intenzione di starsene col naso all'insù mentre qualcuno cerca di mettergli un cappio al collo.

Chi davvero conta a Las Vegas può infatti contare su appoggi politici molto influenti, al punto che c'è chi giura che una misura simile sia destinata a non passare mai: troppi interessi in ballo, troppe persone che contano a cui il cocktail Martini rischierebbe di andare di traverso. E' probabile che ci sia del vero in tutto questo, ma mai dire mai: la capitale del gioco per eccellenza può permettersi ogni lusso, eccetto un dubbio di questo tipo.

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