Marco Bognanni, per tanti pokeristi "MagicBox", piacentino, discreto, arguto, difficilmente fuori dalle righe, faccia pulita da attore italiano che sembra fabbricata apposta per recitare a "Un posto al Sole" su Raitre, ma che la spiega benissimo ad altre migliaia di pokerface.
È l'azzurro del momento, colui il quale ci ha fatto sperare, insieme ad Andrea Buonocore, nel decimo braccialetto targato Italia.
Lo abbiamo raggiunto subito dopo la vittoria e, con la solita educazione ci ha risposto subito, "ma dopo però, ora sto un po' così..."
Ogni tanto rinasci come l’araba fenice e piazzi il tuo colpo come la famosa ape che punge di Cassius Clay. Qual è il segreto della longevità di Magic Box?
"Il segreto… ho scelto “Magicbox” perché mi piaceva far credere che un giocatore glorioso, ogni qualvolta che lo desiderasse, potesse “tirar fuori il coniglio dal cilindro”. Ma la realtà è che non ho nessun segreto, niente che qualsiasi persona dotata di capacità di gestione, autocontrollo e tenacia non possa fare.
Lavoro tanto, macino tornei, cerco di lamentarmi il meno possibile e provo a migliorarmi come giocatore e come persona, studiando, facendo review e confrontandomi con tutti. Perché ogni punto di vista ti può dare uno spunto per un nuovo “scalino”.
Las Vegas è uno dei tuoi appuntamenti preferiti per piazzare le tue zampate. Che tipo di feeling hai e hai avuto con Sin City?
"Las Vegas è per me di gran lunga il posto dove si gioca meglio a questo meraviglioso gioco. A parte il posto stratosferico che circonda i campionati del mondo, qui è come se potessi ricreare la mia quotidianità online, perché si può veramente grindare MTT. Uno via l’altro , un field abbordabilissimo e dei montepremi spaventosi. Preferisco fare quasi nessun live durante l’anno in cambio di 20 giorni alle WSOP ogni estate!
Tutti i giocatori hanno una maturità attraverso la quale sono passati per diventare dei buoni players o addirittura dei campioni. Che percorso ha fatto la tua?
La mia maturità c’è, sicuramente, ed è aumentata con gli anni, grazie soprattutto alle persone che ho avuto il piacere di conoscere e che ho scelto di frequentare.
Ma un vero passo avanti a livello di responsabilità l’ho fatto con i miei primi ragazzi che ho seguito, coachati e stackati. Mi ha responsabilizzato di più il fatto di voler e dover fare un ottimo lavoro con ognuno di loro affinché potessero diventare “qualcuno” in questo mondo, che non il mero fatto di dover gestire me stesso nella mia vita quotidiana.
La tua crescita in questo torneo è stata tutto sommato costante, non ha vissuto di acuti particolari e, leggendo il blog, hai messo sempre parecchia pressione ai tuoi avversari, spesso senza mostrare carte. Sei stato tu bravo e aggressivo oppure hai potuto contare sulla collaborazione di avversari sui quali ti sei accorto di avere una buona edge?
Il field delle WSOP ai buyin “bassi” è molto gestibile, devi proprio essere sfortunato per aver un tavolo “brutto” su 3mila iscritti. Non lo sono stato!
Ho fatto il mio compitino, ho foldato tanto ed aspettato quasi sempre la situazione migliore per creare profitto.
Le carte le ho fatte vedere solo al tavolo finale e solo per cercare di avere un vantaggio, altrimenti non le mostro mai.
La pressione va messa a chi la soffre, e più di uno al Day3 la pativa. Ma la collaborazione migliore l’ho avuta dal timing di situazione favorevoli in quasi tutto il torneo.
Considera che l’unico momento duraturo molto negativo è capitato nella fase da 6 a 3 left.
Io ho visto buona parte del Tavolo Finale e ho assistito ad alcuni colpi fortunati che invece non hanno toccato il tuo gioco. Lo hai affrontato con una consapevolezza dei tuoi mezzi che era palese gli altri non avessero. Sbaglio lettura?
Quando dici colpi fortunati che non mi hanno toccato cosa intendi , che non sono stato fortunato? Caspita, ho fatto full al flop ed ho eliminato il quinto classificato!
Però in effetti è strano che da 6 left in poi non mi sia mai giocato un all in pre vincendolo.
Di sicuro credevo tanto nelle mie possibilità, date dal fatto che gli altri giocatori, seppur capaci, mi avevano dato segni indistinti di avversione all’eliminazione.
L’heads up conclusivo è partito con 100x complessivi di cui circa una quarantina in tuo possesso. Avevi previsto una strategia per imbrigliare Mitchell, oppure hai deciso di adattarti al suo gioco e scardinare le sue sicurezze colpo per colpo?
L’heads Up è partito 39mln vs 72mln, il livello è diventato subito a T1.2 mln, perciò partivo sfavorito. Eravamo comunque deep, ma purtroppo alle WSOP non permettono nessun deal. Avrei giocato volentieri solo per il braccialetto dividendo i soldi.
Comunque l’hu l’ho impostato cercando di non dargli certezze, mixando le varie strategie. Ero riuscito a recuperare buona parte del gap. Penso mi stesse soffrendo.
Voglio rivedere lo streaming per capire se in effetti le mie letture fossero state giuste o meno. Mi farà crescere anche capire che impressione do mentre gioco al tavolo live.
Vuoi parlarci della mano finale? Come l'hai interpretata a livello puramente tecnico?
In questo momento è più forte la felicità di aver portato a casa un risultato comunque strepitoso, o il rammarico di non aver messo il braccialetto al polso?
- Marco rilancia a 3 milioni, Robert 3-betta a 10 milioni e Bognanni le manda tutte per 53 milioni totali, con una coppia di 3. Per sua sfortuna, Mitchell ha il più facile dei call con una bella coppia di assi. Il board J 9 9 5 2 chiude i sogni di braccialetto di Marco, regalando il trionfo all’americano Robert Mitchell.
La mano finale sarà un "pensiero simpatico" per un bel po’ di tempo.
E non perché non fosse un cooler, ma perché potevo decidere se limpare o raise-4bet-shovare ed ho deciso per la seconda via proprio nella mano in cui aveva gli assi! Davvero sick.
Riflettendoci bene, vedendo come stavo recuperando, penso che limpare pre fosse la via migliore, ma senza dubbio raise-4bet-shovare non è un errore su quell'avversario in quel momento dell'hu. Mi prenderai per pazzo, ma io ero contento che mi stesse 3bettando, se l'avessi trovato col range di 3betfold come mi aspettavo almeno il 70% delle volte, credo proprio che la partita avrebbe preso una piega diversa, soprattutto nella sua mente.
Ad ogni modo, di braccialetti ne danno ogni anno una novantina, non costa niente continuare a sognare!