Comunque vadano le cose ai tavoli, lui è la vera presenza fissa per gli italiani alle WSOP. Parliamo ovviamente di Simone Ricci, da qualche anno Director of Events & Sponsorship presso la Caesars Entertainment, società che detiene il prestigioso marchio delle World Series Of Poker.
Quando l'edizione numero 47 si avvicina alla conclusione e all'apice massimo del Main Event, ci intratteniamo con il manager italiano per qualche considerazione su una annata che ha comunque fatto segnare alcuni record importanti.
Possiamo già tracciare un bilancio di questa 47esima edizione?
Certamente si può e partirei proprio dal fondo, da un Main Event che ha superato le nostre aspettative. Pensavamo di fare intorno ai numeri dello scorso anno, invece 400 iscritti in più sono davvero tanti!

Hai una chiave di lettura specifica, per interpretare questa crescita del Main?
Sì, ce ne sono almeno un paio. Partirei dal payout più orizzontale, perchè già lo scorso anno il fatto di pagare più di 1000 posti in the money è stato molto apprezzato in quanto fonte di attrazione per il giocatore amatoriale, che vede più concreta e raggiungibile la possibilità di andare a premi nel torneo più prestigioso di tutti.
Anche l'incremento dello stack di partenza da 3 a 5 volte il buy-in ha avuto il suo peso, in due sensi: da una parte, avere 50000 fiches di partenza è ulteriore motivo di apprezzamento per i non professionisti, dall'alto aumenta ulteriormente la già eccezionale giocabilità. Come giustamente segnalavate voi qualche giorno fa, siamo su una media di oltre il 70% di qualificati tra i partecipanti ai vari day 1. Percentuali mai viste.
A proposito del Main, sull'account ufficiale Twitter delle WSOP si leggono proposte dei giocatori per bilanciare gli iscritti tra i vari day 1 ed evitare che si vedano, come quest'anno, 764 iscritti al day 1A e 4240 al day 1C. Tu come la vedi?
È una questione che stiamo studiando come gestire, perchè ci sono esigenze e situazioni non facilmente bilanciabili. Ad esempio dal day 1A al day 3 passano 5 giorni, forse un po' troppi per un amatore USA che decide di prendere qualche giorno di ferie per giocare il Main Event (diverso il discorso per gli europei, per ovvie ragioni).
C'è anche un discorso tecnico, perchè nel day 2C c'era un field davvero pazzesco, pieno di top player. Quindi sarebbe già opportuno far passare l'idea che giocare il day 1A è vantaggioso. E poi non dimentichiamo la componente scaramantica: ad esempio a Max (Pescatori, ndr) piace giocare il day 1C, mentre Blumenfield mi ha detto di avere giocato il da 1A perchè lo scorso anno gli ha portato bene.
Diciamo che stiamo studiando l'ipotesi di ridurre i day 1 a due, bilanciandoli. Ma è ancora tutto in fase di valutazione.
Veniamo alle novità. Il Tag Team è stato un enorme successo: ve lo aspettavate?
Ti dirò, c'era preoccupazione non tanto per la riuscita dell'evento, ma da un punto di vista organizzativo. Dalle 9 del mattino il casinò era pieno e c'era qualche apprensione, vista anche la formula particolare, che tutto andasse per il meglio. Alla fine è stato stupendo, con quasi 900 team e un totale di 2400 giocatori. Soprattutto c'erano tantissime facce nuove, intere famiglie a giocare insieme e in questo senso è stato fantastico l'esempio dato da Jonathan Little, perchè è proprio lo spirito che volevamo comunicare.
E poi alla fine hanno giocato tutti i più forti e ha pure vinto un duo di top player. Davvero un evento ben riuscito e posso dirti da ora che, magari con qualche doveroso aggiustamento, l'esperimento verrà con ogni probabilità riproposto.
E invece dell'evento ibrido online-live che mi dici? E come sta andando la room online delle WSOP?
Sì, per quanto riguarda l'evento abbiamo fatto il 25% in più di iscritti rispetto allo scorso anno (1247 contro 905, ndr). Anche sul dotcom siamo soddisfatti, perchè se è vero che da un lato abbiamo avuto meno aperture di nuovi conti, dall'altro c'è stato un notevole incremento di revenue. La mia interpretazione è quindi che si sia un po' raggiunto il cap come mercato, ma con giocatori dalla spesa media pro-capite decisamente elevata.
Parliamo di brand WSOP. Pare che quest'anno ne esca parecchio rinforzato: è solo un'impressione?
No, è proprio così. Rispetto al recente passato non abbiamo avuto nessuna polemica e feedback pressochè tutti positivi. Abbiamo cercato di andare incontro a tutte le richieste e il risultato è stato eccellente, il brand è molto forte e lo si vede da diversi aspetti, a partire da quello numerico: vedere il 5k NLHE fare più iscritti di un main EPT, nonostante sia nel mezzo di un festival da più di 60 eventi, è un motivo di grande orgoglio. Ma la forza del brand la noti anche da altre sfumature, come ad esempio vedere tanti top come Mercier, Leah, Pescatori, Jacobson uscire dal Main e fiondarsi subito sul Little One For One Drop perchè consapevoli che “è sempre un braccialetto”. Se accade tutto questo, significa che il brand è in salute.
Mi dai un assist per l'ultima domanda che mi ero ripromesso di porti. Quando avete iniziato la vostra "espansione" internazionale, alcuni temevano che il brand WSOP si sarebbe deprezzato. Mi pare che sia quasi avvenuto l'esatto contrario...
Infatti il brand ha acquisito valore, perchè noi operiamo una attenta selezione delle location, fra molte richieste che riceviamo. In questo senso il caso di Campione è emblematico, e il fatto che sia stata la tappa di maggior successo è una conferma della buona direzione intrapresa.
Dobbiamo aspettarci delle WSOP sempre più "international"?
Credo proprio di sì. Se consideri che in poco più di un anno siamo passati da 0 a 14 eventi internazionali (i sei del calendario qui sopra più altri otto ancora da ufficializzare, ndr), e che negli USA abbiamo 22 appuntamenti in calendario, è lecito ipotizzare che nel 2017 potremmo avere una sostanziale parità numerica tra gli eventi del circuito "domestic" e quelli disputati in importanti location nel resto del mondo.