Siamo giunti al terzo e ultimo capitolo nella storia di The Grinder, ovvero il nuovo campione del WSOP Main Event: Michael Mizrachi. Oggi ci occuperemo della rinascita dopo un periodo durissimo, ma che diede il via ai suoi risultati più leggendari: il poker al PPC e il trionfo al Main 2025.
In questo Articolo:
- 1 Lascia o Raddoppia? Il bivio della carriera di Michael Mizrachi
- 2 Fratelli di final table
- 3 La scimmia e il Main Event con Filippo Candio
- 4 The Grinder vittoria, grande baldoria
- 5 Il bis nel PPC
- 6 Il divorzio, gli anni interlocutori e il blitz a Lissone
- 7 Il tris dorato nel Poker Players Championship
- 8 Il 2025 da leggenda di Michael Mizrachi
- 9 Michael Mizrachi: miracolato o sottovalutato?
Lascia o Raddoppia? Il bivio della carriera di Michael Mizrachi
Il biennio seguente alla bolla immobiliare e al bankroll azzerato è nettamente il più difficile, nella vita e nella carriera di Michael Mizrachi. Nel 2009 arriva il primo tavolo finale nelle World Series Of Poker, centrato nel Championship di Pot Limit Omaha concluso al terzo posto. La magia sembra però svanita e il fardello dei debiti è pesante.
Come se ne esce? L’occasione arriva alle WSOP 2010, con un cambiamento apportato al 50.000$ Poker Players Championship. Fino all’anno precedente era un normale torneo di H.O.R.S.E. e infatti si chiamava 50.000$ H.O.R.S.E. World Championship intitolato alla memoria di Chip Reese. Dal 2010 il torneo assume la denominazione attuale, ma soprattutto diventa un 8-game mix.
- Limit 2-7 Triple Draw
- Limit Hold'em
- Limit Omaha Hi/Lo Eight or Better
- Razz
- Limit Seven Card Stud
- Limit Stud Hi/Lo Eight or Better
- No Limit Hold'em
- Pot Limit Omaha
Si tratta di un cambiamento importante, perché inserisce dinamiche differenti che possono togliere un po’ di vantaggio ai puri specialisti dei Limit Games.

Fratelli di final table
Nonostante il periodo difficile, Michael Mizrachi prende il coraggio a quattro mani e si iscrive al torneo, per la prima volta in vita sua, in una sorta di tentativo disperato di girare le cose dalla sua parte.
Il fratello Robert aveva invece già partecipato al 50k e si iscrive a sua volta, ma la cosa incredibile è che, tra i 116 iscritti, entrambi si qualificano per il tavolo finale.
Robert ci arriva come chipleader a 3,1 milioni, Michael siede invece due posti più avanti a 2,6 milioni. Non era la prima volta di due fratelli al tavolo finale dello stesso evento WSOP, ma la terza: prima di Rob e Mike, ci erano riusciti Howard Lederer e Annie Duke in un evento 1.500$ Pot Limti Hold’em, mentre Ross e Barny Boatman avevano chiuso rispettivamente 7° e 9° in un 1.500$ Pot Limit Omaha.
Qui, anche solo per ragioni di buy-in, la pressione e l’attenzione mediatica erano molto alte. Le cose non vanno come sperato per Robert, ma le cose dei Mizrachi non possono mai avere uno svolgimento banale, e allora ecco che è proprio Michael a eliminarlo, in quinta posizione.
“Giocare allo stesso final table a questo livello era insieme eccitante e stressante. Entrambi sapevamo che avremmo fatto il massimo, e del resto non abbiamo mai fatto soft play nemmeno nelle partite casalinghe”, ricorda Robert, che poi rimane in curva a tifare per il fratello. All’heads up arrivano Michael e il russo Schmelev, ma Mike è come un uomo in missione. Gioca concentrato come forse non aveva mai fatto e alla fine il braccialetto è suo.
“C’erano i miei fratelli e anche mia madre, oltre a una curva molto affollata di persone che mi supportavano. Avere un tifo così è come giocare in casa e, dentro di me, ero convinto che non avrei mai potuto perdere”.
La scimmia e il Main Event con Filippo Candio
“Mi ero come tolto una scimmia dalle spalle”. Quella vittoria gli dà una fiducia ancora maggiore nei suoi mezzi, infatti le sue WSOP non finiscono lì. Un altro final table nello Stud Championship, ma soprattutto quello nel torneo più importante di tutti: il Main Event.
Qui noi ne sappiamo qualcosa, perché era anche lo storico primo final table di un italiano al Main Event. The Grinder partiva con il terzultimo stack dei November Nine, dietro anche a Filippo Candio. E l’americano esce proprio una posizione prima rispetto al sardo. Gli è fatale una coppia di assi che il futuro campione Jonathan Duhamel sceglie di limpare preflop. La trappola si concretizza sul flop Q-4-5, quando Mizrachi mette le sue non moltissime chips in mezzo con Q8 e, dopo turn e river ininfluenti, viene condannato all’uscita in quinta posizione.

Il final table è comunque un evento che ne consacra il ritorno in auge, anche perché c’era tutto il corredo di visibilità e sponsorship dato dal differimento dell’ultimo tavolo a novembre. Per Michael Mizrachi c’era anche, in caso di vittoria del Main Event, la possibilità di diventare il primo giocatore nella All Time Money List, superando Phil Ivey che al tempo era in testa a poco più di 13 milioni.
Il 2010 di Michael Mizrachi è comunque un’annata favolosa, anche e soprattutto perché arriva dopo il periodo più difficile di tutti.
The Grinder vittoria, grande baldoria
Con uno stuolo di persone così grande appresso, Michael deve festeggiare adeguatamente anche il braccialetto finalmente conquistato. The Grinder tiene una festa pazzesca in un club di Las Vegas, che gli costa qualcosa come 70.000$. “Non avevo mai speso una cifra del genere per un party”, rivela.
Il bis nel PPC
Nel 2012 arriva il bis nel PPC, in maniera fragorosa: chipleader a fine day 2, 3, 4 e infine trionfatore su Chris Klodnicki, ultimo dei 107 avversari che avevano vanamente provato a resistergli.
Michael Mizrachi diventa il primo giocatore a vincere questo fantastico torneo per due volte e, già allora, sembra qualcosa di alieno.
Nel mezzo, era arrivato un altro braccialetto, conquistato stavolta alle WSOPE di Cannes 2011, nella specialità Mixed No Limit Hold’em. Per non farsi mancare nulla, c’era stato anche un terzo posto nel WPT World Championship, sempre nel 2012.

Il divorzio, gli anni interlocutori e il blitz a Lissone
Seguono anni un po’ interlocutori, durante i quali Michael Mizrachi si barcamena tra equilibri sempre cangianti. La paternità lo ha cambiato, responsabilizzato e lui sa benissimo che un conto è giocare per se stessi, un altro è avere una famiglia da mantenere. A tal proposito, tra i cambiamenti c’è da segnalare anche la separazione dalla moglie Lily, avvenuta a metà degli anni ’10. “Abbiamo avuto un po’ di alti e bassi, ma siamo rimasti buonissimi amici anche perché condividiamo tre figli fantastici”, confessava Mike in un’intervista a PokerGO di qualche anno fa.
Le traiettorie della vita sono strane, a maggior ragione se le si guarda a distanza di qualche anno. Eppure, se vi dicessi che nel 2016 Michael Mizrachi è stato ospite in un club di poker in Brianza, a Lissone, forse non ci credereste. Eppure è successo, e The Grinder si era riuscito anche a qualificare per il tavolo finale di quel torneo.

Il tris dorato nel Poker Players Championship
Il digiuno di braccialetti dura globalmente circa 6 anni, ma ancora una volta siamo di fronte a un prodigio. Il quarto braccialetto in carriera di Michael Mizrachi ha ancora una volta nel 50k Poker Players Championship il suo terreno di conquista. Siamo nel 2018 e stavolta gli avversari sono 86, l’ultimo dei quali ad arrendersi è John “World” Hennigan. Questa formula di 8-game si conferma, ancora una volta, praticamente ideale per il suo eclettismo al tavolo da poker. Michael Mizrachi entra così nella storia per essere il primo giocatore a vincere tre volte il trofeo intitolato a Chip Reese.
Il 2025 da leggenda di Michael Mizrachi
Nel 2023 lo eguaglierà Brian Rast, ma il primato in coabitazione durerà pochino, visto che nel 2025 Mike ha chiuso un fantasmagorico poker. Già questa sembrerebbe l’apoteosi di una carriera da leggenda. A 44 anni, Michael The Grinder Mizrachi è praticamente sulla breccia da 20, ma non è finita qui. Il destino, per lui, ha in serbo l’ultimo capolavoro, il più grande.
Del Main Event e della clamorosa rimonta culminata con il trionfo avete già letto e probabilmente rileggerete. Gli ultimi tre giorni di torneo ci hanno detto praticamente tutto del fantastico giocatore che è Michael Mizrachi. Uno che “scula”, certo, che ogni tanto tira fuori qualche giocata un po’ meh, come l’allin diretto per 19 bigs con AJ off da Under The Gun che gli stava per costare l’uscita in ventiquattresima posizione. Invece, era solo la premessa necessaria per rimanere con 3 bui e poi vergare a fuoco una rimonta indimenticabile.

Michael Mizrachi: miracolato o sottovalutato?
Guardando il final table, viene da pensare alle parole dei suoi colleghi e avversari, a Phil Hellmuth e Daniel Negreanu che non riescono a scindere il suo nome dalla definizione di “talento”, a Seidel che lo stima come pochi altri, considerandolo persino sottovalutato. "Ottenere i risultati che ottiene lui e per così tanto tempo, significa qualcosa. Lo ritengo un giocatore estremamente intelligente, di gran lunga il più sottovalutato di tutti, per molti versi", aveva detto di lui Seidel.
Questa sottostima proviene probabilmente da questo suo gioco che segue molto le sensazioni, ma proprio queste ultime sono qualcosa che non si può insegnare. Lo stesso Michael, alla domanda su cosa abbia di speciale il suo gioco, ha risposto con un certo candore: “non so cosa ho di speciale, vedo e capisco cose che altri non capiscono o non vedono, ma non sarei in grado di spiegarle.”
Qualsiasi sottovalutazione sarebbe però impotente, di fronte a una performance da schiacciasassi come quella inscenata alle WSOP 2025. Infatti, l'induzione all'unanimità nella Poker Hall Of Fame è qualcosa che è sembrato non solo logico, ma anche in qualche modo dovuto.
Leggi qui la prima puntata di "The Grinder - la storia di Michael Mizrachi
Leggi qui la seconda puntata di "The Grinder - la storia di Michael Mizrachi
Immagine di copertina: Michael Mizrachi (Rachel Kay Winter & PokerNews)