Abbiamo detto più volte che dieci anni rappresentano un periodo di tempo enorme nel mondo del poker, considerando soprattutto la velocità con la quale si evolve questo gioco. Non stupisce dunque assistere a giocate particolari alle WSOP 2003, per intenderci quelle che diedero il via al boom del poker online grazie alla vittoria di Chris Moneymaker. Ciò che invece risulta interessante e che al giorno d'oggi fa quasi sorridere è l'atteggiamento al tavolo di Phil Hellmuth.
All'epoca il campione californiano non era ancora una superstar planetaria e si guadagnava da vivere quasi esclusivamente al tavolo, non attraverso gli sponsor e le varie collaborazioni commerciali. Per questo motivo non si assisteva con grande frequenza alle sceneggiate da bambinone lamentoso che mette in mostra ancora oggi a favore di telecamere, ma lo si poteva invece osservare molto più "cattivo", concentrato e serio, disposto a tutto pur di intimidire gli avversari.

Vediamo una mano del Main Event 2003 che risulta alquanto significativa in questo senso. Ad aprire il gioco è il rilancio di tal Tony D (che il telecronista Norman Chad definisce "uno dei migliori torneisti al mondo") con j 10. Phil spilla 7 7 dal bottone e dopo aver lanciato una serie di occhiatacce al suo avversario sceglie di chiamare.
Il flop è k 4 j e Tony D fa check. Hellmuth non ci pensa e mette in mezzo una puntata (purtroppo non sono note le size). C'è il call e si giunge sul turn j , che permette a Tony di chiudere un trips di Jack. Ancora una volta fa check, ma questa volta sceglie di rilanciare a 15.000 dopo la puntata a 7.000 di Hellmuth. Di fronte a questa mossa, Poker Brat si alza in piedi sdegnato.
"A Hellmuth piace essere il capo al tavolo", osserva Norman Chad. "Gli piace essere colui che intimidisce, colui che controlla l'action. Quindi si alza in piedi e si sistema la cintura come a dire 'stai davvero rilanciando contro di me?'"
L'atteggiamento del Campione del Main Event 1989 sembra essere proprio questo e la conferma arriva quando si siede e chiede al suo avversario quante chips abbia dietro, sempre con un'espressione severa sul volto. "Quando Phil pone questa domanda, sta mettendo in atto un'altra delle sue intimidazioni", fa notare Norman Chad. Tony D in effetti non appare molto a suo agio: fa un conteggio approssimativo dello stack, dice balbettando di avere circa 40-45.000 e chiede a Phil se vuole sapere il count preciso. Hellmuth scuote lentamente la testa e risponde con un lapidario no.
Fiutando il grande nervosismo del suo avversario, Poker Brat decide di effettuare un rilancio, presumibilmente mandando all-in Tony D. Il player di origine asiatiche ci pensa per pochi secondi e alla fine folda incredibilmente il suo tris di Jack, quasi sollevato di non dover più sottostare alla pressione continua di Phil Hellmuth.
Un comportamento che al giorno d'oggi difficilmente funzionerebbe, ma all'epoca era ordinaria amministrazione per tutti i professionisti: far sentire la propria presenza dominante attraverso un forte linguaggio verbale e non-verbale era un'arma fondamentale nell'arsenale di qualsiasi professionista degno di questo nome.
Questa la mano tra Tony D e Phil Hellmuth: