Se pensate di avere la best hand, allora dovete puntare! Ed è esattamente quello che ha fatto il veterano Joe Beevers per capire com’era messo nella mano in questo spot giocato al WPT Championship del 2010 – il torneo da 25.000 dollari di buy-in ospitato dal Bellagio di Las Vegas.
Con bui 100/200 e ante di 25, il noto professionista David Benyamine limpa da posizione di under the gun. Il giocatore sedutogli accanto rilancia invece fino a 600 per il successivo call del player sul seat n°1 e dell’inglese Dave “The Devilfish” Ulliot.
Beaver trova j j dallo small blind ed aggiunge soltanto la differenza con la convinzione di non riuscire a far foldare gli altri con un re-raise. Il big blinda fa lo stesso e Benyamine si adegua.

Sul flop arrivano 9 5 2 : “Ho pensato che se puntavo qualcuno chiamava sicuramente” racconta Beevers che fa parte dell’Hendon Mob ed in carriera ha vinto oltre 2,4 milioni di dollari in premi nei tornei. “Se sul board scendeva un’altra carta a picche, oppure una overcard al Jack, non avrei avuto idea di dove fossi nella mano, per cui ho pensato di checkare per vedere cosa accadeva dopo.”
Gli altri a seguire fanno check e l’oppo dal seat n°1 punta 1.250 per il successivo fold di Ulliot. “C’erano tre avversari sulla mia sinistra” continua Joe, “e volevo scoprire se uno di loro aveva davvero qualcosa d’importante. Allora ho rilanciato fino a 3.050 che mi sembrava la size giusta per capire meglio com’ero messo nella mano.”
Gli altri tre infatti foldano mentre l’avversario che aveva puntato al flop si limita al call: “Credo che avrebbe rilanciato se avesse avuto un set”, spiega il Pro di Full Tilt Poker. “Non pensavo avesse una coppia più alta della mia perché probabilmente avrebbe 3-bettato pre-flop. Mi sembrava un giocatore piuttosto straightforward, per cui lo mettevo su una coppia compresa tra 55 e TT oppure su T9 suited.”
Il turn porta un 4 : “Pensavo ancora di essere avanti, ed essendo OOP non volevo dargli free card, per cui ho puntato 5.600 ossia più di metà del piatto. A quel punto, diventava difficile per lui rilanciare a meno che non avesse un punteggio superiore al mio. Ecco, un set andava proprio bene in quella situazione. Di fronte al mio check-raise al flop, lui doveva per forza darmi un po’ di credito per qualcosa di almeno decente, ma poteva comunque chiamare con molte mani peggiori.”
L’altro decide invece di foldare e Beevers può dirsi soddisfatto di come ha gestito il piatto: “Credo di aver applicato la massima pressione sulle sue mani più deboli. Se mi avesse rilanciato avrei foldato tranquillamente. Più in generale, se avessi puntato al flop, trovando il call di tre giocatori, sarei forse stato costretto a mollare la best hand perché non avevo idea di dove fossi nella mano. “