Un interessante estratto del libro di Patricia Cardner e Gareth “Gazelling” James, ci spiega come un piccolo espediente possa eliminare le paure e le indolenze nell'affrontare qualcosa che non ci piace.
In questo Articolo:
Il libro della Cardner Purposeful Practice for Poker
Avevamo già parlato qualche mese fa del libro della Dottoressa Patricia Cardner e Gareth “Gazelling” James, Purposeful Practice for Poker che si pone come obiettivo primario quello di fornire ai giocatori di poker dei consigli sulla metodologia di allenamento.
La scrittrice del libro possiede ben due dottorati di cui uno in psicologia, lavora a contatto con tanti giocatori a cui ha fornito anche delle consulenze ed è, a sua volta, giocatrice.
Diviso in due parti “Teoria e pratica”, il libro mette in evidenza come un approccio ampio all’apprendimento del poker possa presentare parecchi lati positivi, affrontando la pratica e gli allenamenti con tutta una serie di obiettivi da porsi.
Un estratto del libro è apparso nei giorni scorsi sul Blog di Pokerstars e ve lo vogliamo proporre.
Come evitare di rimandare le cose che possiamo fare oggi
Saremmo poco professionali se non toccassimo brevemente l’argomento della procrastinazione.
Questa è la cattiva abitudine che impedisce alla maggior parte delle persone di raggiungere i propri obiettivi a lungo termine.
Intanto la prima cosa che c’è da sapere è che l’animo umano è incline per definizione alla procrastinazione, è qualcosa di cui non ci si può liberare e non si può sconfiggere definitivamente, si può solo combattere.
Nessuno è perfetto e la cosa che si può fare è semplicemente quella di avere come primo fine quello di diventare un buon studente (avrete capito che questo non vale solo ed esclusivamente per chi vuole imparare a giocare a poker).
Bisogna, per questo, provare a ridurre il numero delle volte in cui il nostro istinto ci consiglia di rimandare.
Combattere apatia per un apprendimento piacevole
Tutti quanti lo faranno e tu dovrai imparare a non cedere all’impulso di deragliare , spesso non ci riuscirai, altre volte sì. Basta assumere la consapevolezza di voler uscire dal limbo che ci porta a non fare le cose in quel determinato momento.
Raggiunta questa consapevolezza, dobbiamo entrare nel cuore del problema che è questo: la ragione principale per cui rimandiamo i nostri compiti è che il primo istinto è quello di riconoscerli come noiosi, frustranti, a tratti dolorosi.
Ci sono studi che evidenziano come il nostro cervello sia portato ad illuminare i centri di dolore quando siamo di fronte ad un compito a noi ingrato o poco piacevole.
La buona notizia, si può fare
La bella notizia è che nel momento in cui quel compito decidiamo di affrontarlo, quei centri del dolore magicamente vengono spenti dal nostro cervello stesso facendoci apparire quello che prima sembrava un compito gravoso e per nulla piacevole, un’azione da affrontare con curiosità e buona lena.
Provate solo con questo esercizio: ripetete a voi stessi “se in questo momento ho voglia di rimandare qualcosa che non voglio fare, allora proverò solo per 5 minuti”.
La maggior parte delle persone si sorprende a scoprire come, una volta che si immerge in ciò che prima le spaventava o sembrava noioso o poco edificante, non è invece così male come pensavano e la loro attività durerà ben più che solo 5 minuti.