Dopo la prima parte di ieri, concludiamo quest'oggi la traduzione dell'articolo della leggenda Doyle Brunson sul mindset nel poker.
"Mi aveva perfino convinto a fare qualche esperimeno di self-confidence tipo immaginare me stesso con tutte le chips vinte impilate davanti. E devo dire che sembrava funzionare. Non c’è niente di soprannaturale in tutto ciò, semplicemente la fiducia in se stessi è una forza psicologica che vi focalizza sull’obiettivo ed innervosisce gli avversari.
Il comportamento di Keith era comunque tendente al bizzarro. Una volta si alzò dal suo posto di fronte a me in un ristorante gridando “Vincere! Vincere! Vincere!” Dopo quell’episodio mi allontanai da lui perché la sua mente stava chiaramente tiltando e di questo se n’erano accorti tutti.
In un successivo momento, Keith aveva ipotizzato che avrebbe giocato ancora meglio se fosse riuscito ad autoconvincersi che all’inizio della sessione era già sotto di un tot di soldi. In tal modo, riteneva lui, si sarebbe concentrato ancora di più per recupare e tornare in pari.
Anche questo truccheto parve funzionare per un po’, fin quando un giorno mise in atto la mossa psicologica più grande che avesse mai tentato: passò intere ore a convincere se stesso che era sotto di 100.000 dollari in una parita di $300-limit. Chiaramente, aveva davvero conquistato la sua fantasia perché dopo aver vinto il primo piatto per 2.000 dollari la sua mente era ancora in negativo per 98.000 $ e lui appariva molto disperato. Alla fine l'esperimento andò male e distrusse il suo intero bankroll come fosse una zolla di terra che si sbriciola in mano dopo un grosso periodo di siccità.
Credo che queste imposizioni mentali possano essere al contempo utili e dannose a seconda di come le si utilizza. Personalmente, mi attengo alle cose semplici e lascio che gli elaborati esperimenti mentali li provino gente avventurosa come Keith. Per i giocatori di poker basta avere fiducia nei proprio mezzi: questo aiuta e questo è quanto faccio io.”