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Otto motivazioni popolari per giocare a poker. Riconoscerle per vincere

Da che mondo è mondo, si sa, i migliori giocatori amano il poker per il semplice fatto che vi sia una buona opportunità di vincere dei soldi. 

Questa non è certo l’unica motivazione che spinge l’uomo a cimentarsi nella disciplina e le differenze che spingono in tal senso soprattutto i giocatori alle prime armi e gli “intermedi”, sono certamente le più disparate. 

Se riuscissimo a capire quali sono queste motivazioni, la cosa potrebbe aiutarci a batterli in sessione.

Sono almeno otto i motivi per cui si gioca a poker e ve li voglio elencare.

– Giocare per divertirsi

Questa è la ragione principale che spinge un giocatore ad avvicinarsi al poker. Chi ha iniziato con col poker live sa cosa significa apprezzare il cameratismo che fa capo sulla conversazione e l’esperienza comune. 

La vittoria in questo contesto è del tutto marginale. 

Vincere è ovviamente meglio, a nessuno piace perdere dei soldi, ma per alcune persone, perdere è semplicemente il costo del divertimento. 

– Giocare per passare il tempo

Non sottovalutate questo fattore, ci sono molti giocatori che, superata una certa età, decidono di giocare per il gusto di impiegare il proprio tempo.

È il caso dei pensionati che si siedono al tavolo senza pretese, non amano imparare il gioco per migliorarsi e odiano eventuali nuove tecniche impartite dal nipote che massa 300 tavoli all’ora. 

– Giocare per il proprio ego

Giocare per accontentare il proprio ego è caratteristica dei più giovani. Ti correggeranno al tavolo se pensano che hai fatto una mossa sbagliata e non capiranno mai che è meglio approfittare dei tuoi errori piuttosto che trarne giovamento in silenzio.

Il loro scopo è quello di apparire i migliori del tavolo piuttosto che quello di vincere. 

Capisco che esista una forte tentazione a rispondere loro con una certa rabbia, ma lasciateli fare. 

Gioco solido e attenzione ci ripagheranno per la nostra pazienza. 

– Giocare per la competizione 

C’è una categoria di persone che invece gioca per lo spirito di combattimento, prende il poker come uno sport ad alta competizione.

Si siedono al tavolo per giocare come se dovessero affrontare una finale di Basket, il loro motto è: “i vincitori non mollano mai e chi molla non vince mai”. 

Peraltro questa è una motivazione terribile verso un gioco che dovrebbe regalare i suoi risultati nel lungo periodo.

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– Giocare per il brivido

Il sadico piacere di scommettere i propri soldi tanto per provare il brivido, è una motivazione che guida molti players.

Il vecchio saggio Nick “the Greek” Dandolos diceva sempre che “la cosa più bella oltre allo scommettere per vincere, è sicuramente quella di scommettere per perdere”.

Quello che dobbiamo fare contro questi giocatori è assecondare la loro bramosia e batterli quando ne dimostrano eccessiva.

– Giocare a non perdere

Sono quei giocatori che sono soddisfatti di raggiungere il minimo sindacale, tipo un ITM, o lo Stack preservato al cash game. 

Evitano il rischio a tutti i costi, foldano facilmente alle vostre puntate ogni volta che non hanno carte buone. 

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Ci sono possibilità che si arrendano anche con le carte migliori e la nostra abilità starà nell’attaccarli ogni volta che possiamo.

– Giocare per perdere

Può sembrare un disturbo patologico, ma non è esattamente così. 

Rientrano in questa categoria tutti quei giocatori che decidono di proseguire a giocare una mano pur sapendo di essere sotto la maggior parte delle volte.

Lo fanno per il semplice gusto di dire “te lo avevo detto?

Questo tipo di comportamento si ha spesso quando si è colti da Tilt improvvisi e noi dobbiamo solo assecondare le loro voglie… 

– Giocare per vincere

Sono i nostri avversari più duri da battere.

Hanno la consapevolezza che non è importante il risultato a breve termine e si concentrano sul miglioramento personale. 

Si preoccupano della loro immagine solo nella misura in cui essa possa servire al proprio profitto. 

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Qualche volta sono abbastanza prevedibili, ma i migliori di loro hanno imparato ad essere anche a non esserlo. E quelli sono pressoché imbattibili.

Va da sè che giocare per vincere non significhi per forza “vincere”, ma la loro motivazione iniziale è decisamente una buona spinta per partire.

Conclusione

Non esistono giocatori che appartengono ad una sola di queste categorie.

Di solito si comincia a giocare spinti da varie combinazioni tra queste appena elencate ed esse cambiano frequentemente durante la nostra “carriera”.

Oltre che a riconoscerle negli altri, potresti fare un esercizio mentale che ti porti a scoprire quali siano le TUE motivazioni che ti spingono a giocare, in modo tale da limare quelli che possono essere i tuoi difetti.

L’articolo è stato scritto da Ashley Adams per Pokernews.com.  

Ashley Adams gioca a poker da 50 anni e ne scrive da inizio millennio. Ha scritto centinaia di articoli e e due libri: Winning 7-Card Stud e Winning No Limit Hold’em.

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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