Phil Galfond torna a parlare, questa volta concentrandosi su un aspetto fondamentale di cui indubbiamente molti giocatori vorrebbero rendergli conto: come ha fatto lo statunitense a diventare tanto forte, e cosa lo rende capace di migliorarsi ogni giorno da anni?
Nonostante "OMGClayAiken" creda ci siano giocatori naturalmente predisposti al poker, con un talento innato specifico, pensa che questo non sia il suo caso: "Io mi sono sempre confrontato molto con gli altri, ho visto video o partecipato a discussioni nei forum, mentre ad esempio giocatori come Tom Dwan o Viktor Blom hanno sempre fatto un percorso solitario, tutto quello che hanno appreso lo hanno raggiunto giocando".
Quello che allora a suo avviso lo ha spinto tanto in altro, è stata da un lato la naturale propensione a voler eccellere, dall'altro la propensione costante a porsi delle domande: "Sono indubbiamente competitivo con gli altri, ma lo sono ancora di più con me stesso. Se faccio qualcosa in cui non sono molto bravo, o miglioro o la abbandono. Inoltre metto sempre in discussione le mie capacità e quello che sto facendo, quando vinco e soprattutto quando perdo".
Una propensione, quella che lo porta a mettersi costantemente in discussione, che a suo avviso è una fortuna: "Ci sono giocatori vincenti che in periodi negativi sono capaci di convincersi che la loro sia solo bad run, questo è un punto di forza ma può trasformarsi anche in una debolezza, perché finisci con l'ostinarti a giocare in una partita dove magari non hai edge".
Ed a questo proposito, confrontarsi con i migliori diventa un punto fondamentale: "Non è mai sbagliato evitare partite con giocatori abili, dove il nostro vantaggio è ridotto o incerto, ma fronteggiarli ti costringe ad analizzare il tuo gioco più a fondo, a trovare accorgimenti adeguati alle loro contromosse. Non tutti sono capaci di correggersi in fretta, o di capire davvero cosa stia succedendo".
Infine, parlando di uno degli aspetti che lo rende più temibile, Galfond dice senza mostrare dubbi: "Ciascuno ha una propria emotività legata al poker. C'è chi ha paura di fare grossi bluff senza equity, o di fare grossi call, ed anche per me in passato era così. Individuare le debolezze avversarie, capire le persone è essenziale, e credo sia uno degli aspetti migliori del mio gioco". E se lo dice lui, perché non dovremmo credergli?