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Phil Hellmuth e l’incredibile mano di Stu Ungar

Per il nuovo appuntamento con “La mano della settimana”, Phil Hellmuth ci racconta dell’heads-up finale alle World Series of Poker del 1997 fra Stu Ungar e John Strzemp.

“Eravamo al day 2 del WSOP Main Event del 1997. Seduti con me al tavolo c’erano campioni del calibro di Doyle Brunson, Bobby Baldwin e Stu Ungar.  Io e Stu avevamo lottato per la chip-lead dall’inizio del torneo, ma poi ero stato eliminato dal day 3 quando c’erano soltanto 27 giocatori rimasti. Ungar, invece, era arrivato a giocarsi l’ultima mano del torneo con John Strzemp, con la possibilità di conquistare il suo terzo titolo ed un premio da 1 milione di dollari.

Con bui 10.000/20.000 e ante di 2.000, Ungar apre di 60.000 da bottone con a 4 e stack di oltre 2 milioni di chips. Strzemp, con meno di 1 milione, fa call con a 8 . Il flop porta a 5 3 e John esce puntando di 120.000. Stu osserva a lungo le sue carte e poi annuncia un rilancio fino ad 800.000 che l’altro chiama all’istante trovandosi di fatto in all-in. Con Ungar a cercare un quattro o un due per la vittoria, sul turn arriva il 3 ed al river un incredibile 2 !

Rivediamo insieme la mano. Il raise pre-flop di Ungar per 40.000 corrispondeva alla misura del piatto ed era la size standard per quei tempi. Adesso, invece, sarebbe la norma qualcosa come 25.000. Il call di Strzemp è discutibile: la giocata tipica da fare era piazzare un re-raise con A8 in heads-up. Se John pensava davvero di avere la mano migliore, non c’era proprio altra soluzione a sua disposizione. Anche per la new-school è giusto 3-bettare in questo spot.

Non mi piace la bet da 120.000 di Strzemp sul flop. Se aveva deciso di andare comunque avanti, era meggio check-raisare dando la possibilità a Ungar di bluffare per qualche chips. Oppure, al limite, poteva puntare meno per apparire debole.

Quando vi ho detto che Ungar john Strzemps’era messo a studiare le sue carte è perché qualche anno dopo ho rivisto questa mano in una videocassetta e mi sono accorto di una cosa che Stu mi ha poi confermato. Praticamente, lui aveva visto soltanto una delle sue hole card prima del flop: l’Asso!  Dell’altra carta aveva notato soltanto la parte più esterna della carta (la destra, dove non cè il valore in alto) ed i simboli erano due. Quello che voglio dirvi è che con due simboli parzialmente visibili, la carta di sotto può essere un quattro o un cinque. Con tre potrebbe essere un sei o un sette, e con quattro un otto, un nove o un dieci.

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Pertanto, adocchiando i due simboli, Stu deve aver pensato di avere o una top two pair oppure un Asso con un progetto di scala. Ungar è rimasto sorpreso quando gli ho parlato di questa cosa: lui non sapeva esattamente con quali carte stesse giocando! Converrete con me che per un qualsiasi avversario può essere alquanto difficile immaginare cosa possiate avere se neanche voi lo sapete…

Comunque, l’all-in di Ungar è ragionevole: poteva vincere il piatto se l’altro stava bluffando, se foldava e se chiamava e poi hittava un fortunato quattro o due. Il call di Strzemp va bene perché aveva capito correttamente che partiva davanti. E poi, una volta investite tutte quelle chips, era praticamente committed e pronto a correre ogni rischio.”

Phil Hellmuth

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