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Phil Hellmuth: quanti rimpianti alle WSOP del 2007

Oltre all’amaro secondo posto nell’evento n° 16 delle WSOP 2011, il 2-7 Draw Lowball Championship da 10.000 dollari di buy-in, Phil Hellmuth ha avuto in passato anche altre possibilità di aggiudicarsi l’agognato dodicesimo braccialetto, come ad esempio durante le World Series del 2007.

“Di recente, ho riguardato un video dell’evento di No Limit Hold’em da 3.000 dollari di buy-in dove ho cercato di vincere il mio 12esimo titolo. Ho avuto una bella occasione per agguantare un altro successo e staccare quindi Doyle Brunson e Johnny Chan che mi seguono nella classifica dei più grandi vincitori di tutti i tempi. Tuttavia, non ce l’ho fatta. Ed ancora oggi mi rammarico per come ho giocato in quel torneo.

Il primo errore è stato quello di aver chiacchierato troppo. Mentre cianciavo al tavolo, mi sono sfuggite un sacco d’informazioni sui miei avversari, che certamente mi avrebbero fatto comodo per giocare al meglio. Ho sprecato parecchia energia emotiva, mi sono distratto ed ho perso la concentrazione.

In secondo luogo, ho giocato in maniera troppo conservativa. Avrei dovuto rilanciare con più frequenza quando avvertivo debolezza, specialmente dopo che un avversario aveva rilanciato sui miei bui. Avrei potuto vincere qualche grosso piatto in più dando così un segnale molto forte al resto del tavolo del tipo: ragazzi, non scherzate con i mei bui! Infine, mi pento di aver foldato una coppia di tre quando il mio istinto mi diceva che ero davanti.

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Con soli 6 giocatori rimasti nel torneo e con bui 20.000/40.000 oltre ante di 5.000, apro di 120.000 da utg con 3 3 . Il player X seduto al mio fianco sale fino a 300.000 mentre tutti gli altri foldano.

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Anche se avvertivo d’istinto di partire davanti rispetto alle sue carte, sapevo che se callavo mi sarei ritrovato committato per le mie restanti 400.000 chips. La mia scelta era comunque tra il pushare, foldare o chiamare il rilancio. L’opzione dell’all-in non mi piaceva molto perché era troppo rischiosa. Chiamare il re-raise era preferibile rispetto al push anche se probabilmente avrei messo lo stesso tutto al flop, a prescindere dalle carte che venivano fuori.

Ad esempio, se l’altro aveva 44 ed il flop era A-K-Q, un mio all-in l’avrebbe forzato a passare la mano migliore. Comunque, dopo un po’ di riflessioni ho deciso di foldare. L’avversario aveva k q . Finita quella mano, mi restavano ancora 280.000 chips ed erano abbastanza per garantirmi delle buone possibilità di vittoria. Con quello stack, potevo aspettare che venissero fuori nuove opportunità semplicemente portando pazienza.

Un altro buon motivo per foldare quei pocket threes era che probabilmente avrei guadagnato un paio di posizione nel payout finale. Chissà quanti dei restanti in gioco potevano nel frattempo andare broke mentre io aspettavo diligentemente il momento giusto per fare la mia mossa. In tutti i modi, alla fine ho concluso proprio in sesta posizione. Comunque non male, ma decisamente poco gratificante perché giocavo per la vittoria. Chi può dirlo? Magari non foldando avrei potutto floppare il set e finire con oltre 1 milione di chips..."

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