Il dibattito sui problemi che affliggono il panorama italiano dei tornei online e sulle possibili soluzioni prosegue, con molte difficoltà ma una piacevole sensazione: quella di essere arrivati a una sorta di punto di non ritorno, ad una strada che ormai il popolo degli MTT ha deciso di imboccare senza più esitazioni.
Di fatto il multiaccount, l'account sharing e altre pratiche scorrette minano non solo la correttezza della competizione ma anche la percezione della stessa, insinuando una spiacevole sensazione di sospetto generalizzato in molti.
LE VIE DELLA LEGGE SONO "FINITE".. - Le strade possibili adesso sono due, non necessariamente alternative: da un lato la ricerca di soluzioni legali per rendere la vita difficile a chi froda, dall'altro ragionare in termini pragmatici e cercare ogni possibile soluzione alternativa.
La prima via, inutile nasconderlo, è tutt'altro che semplice: districarsi tra i mille rivoli del diritto penale, le tutele della privacy, i regolamenti AAMS è operazione ardita, necessitante un impiego di tempo e risorse non facile da trovare.
E allora come fare per restituire una percezione di trasparenza ai molti appassionati che in questo periodo si sono dichiarati disillusi, come sedotti e abbandonati da quel gioco che così tanto hanno imparato ad amare?
Una soluzione potrebbe esserci, se si assume un'ottica da “riduzione del danno”. Perchè non legalizzare il multi-entry? Ok, non è certo una proposta nuova ma sicuramente molti di voi non ne hanno mai sentito parlare, quindi spieghiamo rapidamente di che si tratta.
COS'E' IL MULTI-ENTRY - Sperimentato in passato su Full Tilt Poker, un torneo Multi-entry permette a un singolo giocatore di registrarsi più volte contemporaneamente con lo stesso account, ma in modo totalmente regolamentato e con limiti prestabiliti.
Ad esempio, prendiamo un torneo Multientry da 50€ con un massimo di 4 entries: il giocatore Pinco Pallino potrà entrare acquistare il buy-in da 1 a 4 volte, apparendo sempre con il proprio nickname. Il segreto di questo sistema è il software che gestisce i tavoli in automatico, distribuendoli in modo che mai due alias dello stesso giocatore siedano allo stesso tavolo.
Una volta giunti in fase avanzata del torneo e con un numero di tavoli ridotto che non permetta più di tenere gli alias separati, il software procede in automatico al merge (fusione) di due stack dello stesso player, così che quest'ultimo continui sempre ad occupare un singolo seat al tavolo.

Ad esempio, se nel torneo che menzionavamo si arriva al tavolo finale da 9 giocatori e Pinco Pallino ha ancora due alias in gioco con 300.000 e 150.000 chips ciascuno, automaticamente il software unirà i due stack lasciando al tavolo un solo "Pinco Pallino" a 450.000 chips, mentre l'entry “eliminata d'ufficio” terminerà il torneo in nona posizione. Qui sopra c'è invece un'immagine esemplificativa di un merge, presa da Full Tilt Poker.
Con il Multi-entry, dunque, ogni giocatore si può regalare più chance di arrivare in fondo al torneo, ma la differenza non da poco è che tutto questo avviene in maniera trasparente, senza alcun sotterfugio possibile e rimanendo sempre identificabile.
E' una soluzione definitiva? No, oggettivamente. Non è infatti da escludere che, ad un torneo con 4 entries possibili, un multiaccounter riesca a parteciparvi ugualmente in maniera fraudolenta, magari con tre identità e 12 entries totali.
Accanto a questo pericolo c'è però una certezza: il Multi-entry renderebbe il multiaccounting molto meno conveniente, al truffaldino di turno. Ipotizziamo un torneo da 50€ di buy-in, 20.000€ garantiti e 5 entries possibili, con il giocatore scorretto che controlla 3 account contemporaneamente. Lo “spending” teorico diventa dunque di 750€, piuttosto alto in rapporto ad un torneo che erogherà un simile premio solo in prossimità del tavolo finale. Forse allora non varrebbe più tanto la pena, di fare i furbi alle spalle del prossimo.
A conti fatti, continuare a praticare il multiaccount anche in un torneo multi-entry potrebbe rivelarsi davvero pratica non profittevole, oltre che ovviamente illecita. In attesa di altri e più efficaci deterrenti, potrebbe essere un modo per ristabilire una competizione corretta.
L'introduzione di questa nuova modalità di tornei potrebbe dunque essere una soluzione elastica per limitare fortemente i danni causati da pratiche come il multiaccount, ma anche questa non è una strada semplice: per renderla davvero efficace servirebbe che venisse innalzata la quota massima spendibile in un singolo evento. Basterebbe portarla dagli attuali 250€ a 1.000€, in modo che anche un torneo high roller possa venire proposto con questa modalità.
LIMITI DI SPESA - In teoria non sarebbe una missione impossibile, poiché verrebbe equiparata alla cifra massima che ad oggi è possibile portare in un singolo tavolo di cash game. Ma nell'attuale situazione politica, e con il clima da “caccia alle streghe” sempre in agguato sul mondo del gioco, pensare che si possa ottenere facilmente una modifica in tal senso è ipotesi ottimistica.
"ARE YOU READY? ASPETTA N'ATTIMO" - Bisogna essere però onesti e cercare di prevedere tutte le possibili criticità. Una di queste sarebbe quella "tecnologica". Anche se non esistesse il problema del tetto di buy-in, o se per assurdo venisse risolto domattina, si porrebbe la questione relativa ai brevetti - e di conseguenza all'applicabilità di tale tipologia di tornei a tutti i client di tutti i network. Difficile, difficilissimo.
Allo stato attuale, la sola PokerStars potrebbe essere in grado di apportare una simile novità in tempi ragionevolmente brevi: prima che un discorso di capacità di spesa, il vero vantaggio della room dalla picca rossa sarebbe quello di essere proprietaria di Full Tilt. Sarebbe dunque lecito attendersi da PS qualcosa di simile a quanto accaduto con lo Zoom Poker, che ha ripreso e sviluppato l'idea nativa del Rush Poker.
SONO IN MEZZO A NOI - L'importante è comunque fare qualcosa. Non bastano le buone intenzioni, non bastano i proclami. Bisogna rendersi conto che i multiaccounter non sono mostri a sei teste ma ragazzi come voi, persone con cui chiacchierate amichevolmente di poker e di extrapoker e che magari mettono un like a questo articolo. Per quel che ne sapete, anche io potrei essere un multiaccounter e giocare scorretto proprio mentre sto scrivendo queste quattro righe, attingendo alle più ipocriti delle retoriche.
Proprio per questo le parole servono a poco, se rimangono lettera morta. Perchè in fin dei conti, nel chiuso della sua stanza o dovunque si trovi, ogni giocatore deve rendere conto solo alla sua coscienza - o chi ne fa le veci.