La dicotomia tra istinto e ragione è qualcosa di eterno, per l’essere umano, e naturalmente anche nel poker ha una sua proiezione. Alcuni infatti basano sull’intuito il loro approccio al tavolo, mentre altri preferiscono agire in maniera più scientifica, ricorrendo a indicazioni matematiche che hanno imparato a calcolare per molte situazioni specifiche di gioco.
E se per un player ricreativo probabilmente è più importante il primo aspetto, un professionista del Texas Hold’em può invece permettersi di giocare “a sensazione”? Se l’è chiesto Aaron “KidKash” Brown, uno dei coach più apprezzati del team di Collin Moshman.
“Un player vincente è probabile che rientri in tutte e due le categorie… anzi, dovrebbe! Personalmente sceglierei la prima, ma ciò non vuol dire che non conosca abbastanza a fondo le ragioni matematiche che stanno dietro ogni mia giocata. Questa specifica materia non è mai stata fra le mie favorite, ma pur se gran parte della mia azione al tavolo si basa su experienza intuitiva, so benissimo che le basi di un gioco vincente risiedono sempre nella matematica.
Ad esempio: se trovo 92 offsuit dal bottone, dovrei rilanciare? Guardo il mio HUD e scopro che il mio avversario folda il suo big blind il 30% delle volte. Non ho allora bisogno di calcolare nulla perché già so che devo aprire il 100% della mani per fare una giocata profittevole. La matematica mi ha mostrato che questa è un’azione corretta ed in real time ci metto 12 millisecondi a capire cosa devo fare.
Tuttavia, intuitivamente so anche che se continuo a rilanciare il 100% delle mani contro quell’oppo lui ad un certo punto si stuferà di questa situazione e comincerà a foldare meno oppure a 3-bettarmi più spesso. Cavolo, in pratica il continuo uso della corretta giocata matematica contro di lui lo forzerà ad adattarsi e a rispondermi meglio…
In conclusione, per la matematica è un raise ma aggiungendo l’intuito mi conviene passare questo spot in modo che lui non alteri la sua strategia. Ecco, credo che un esperto del gioco dovrebbe ragionare in questi termini. Poi il tutto va rapportato anche alla specialità che si gioca. Per esempio, nei sit’n’go super turbo da 9 persone conviene affidarsi completamente alla matematica mentre nell’heads-up deep stack sarà più vantaggioso utilizzare un approccio exploitativo.
Vi lascio con il pensiero di un mio amico giocatore che penso riassuma bene l’idea: “Il cervello effettua in continuazione delle operazioni matematiche senza che neanche ce ne rendiamo conto. Ad esempio, un’azione tanto semplice quanto prendere un pallone a volo richiede valutazioni estremamente complesse di fattori quali la velocità, la geometria dell’oggetto, l’accelerazione e così via… tutte cose che facciamo instintivamente…”