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Terremoto nel poker online UE: è guerra tra UK e Malta

uk-tasse-pokerSi sta innescando una vera e propria guerra politico-legale tra il Governo britannico e gli enti regolatori di Malta e Gibilterra. Una disputa che potrebbe sconvolgere gli equilibri del gaming online del Vecchio Continente ed in particolare del mercato del poker e delle scommesse, considerando che lo scontro è arrivato a Bruxelles.

Lotteries and Gaming (LGA), l'autorità maltese, ha presentato un parere circostanziato presso la Commissione Europea; tale atto ha avuto l'effetto di prorogare di un mese il periodo di notifica (stand and still), il cui termine scadrà il 4 aprile.

Come noto, in Gran Bretagna, dal 2014 saranno tassati anche tutti i siti offshore che dovranno versare il 15% sugli utili lordi all'Erario di sua Maestà, in base ad un nuovo criterio: il punto di consumo. Se un residente inglese, ad esempio, decide di connettersi dalla sua abitazione in UK e gioca a poker, la room dovrà versare il 15% sul rake lordo a Londra.

Questa misura naturalmente va a colpire soprattutto le società del Regno Unito che dal 2005, per evidenti ragioni di convenienza fiscale, hanno deciso di trasferirsi fuori dai confini, a seguito dell’entrata in vigore del primo Gambling Act. La normativa attuale prevede una White List che include gli enti regolatori che garantiscono uno standard normativo di protezione per i consumatori: ne fanno parte Malta (LGA), Gibilterra, Isola di Man e Alderney. Le società che operano con queste licenze possono promuovere i propri brand in UK.

In questo modo, dal 2005, gli storici e principali operatori come Ladbrokes, William Hill, Gala Coral, 888, Betfair e Rank Group avevano lasciato Londra e si erano trasferiti fuori dall’isola, con la possibilità di essere esentati dalla famosa imposta del 15%.

La Gran Bretagna ha però presentato una nuova legge (che entrerà in vigore nel 2014) con il fine di indurre le principali multinazionali del gioco a rientrare e pagare le tasse.

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Malta (Lotteries and Gaming) e Gibilterra hanno presentato delle osservazioni alla Commissione Europea sul nuovo progetto legge. Le argomentazioni dei due enti regolatori sono articolate ma molte chiare: l’intenzione esclusiva del Governo britannico è quella di implementare le entrate fiscali e non proteggere i giocatori

In base ai trattati UE e alla recente giurisprudenza della Corte di Giustizia europea, l'aumento delle imposte non può giustificare l'introduzione di nuove norme restrittive interne. La ratio legis deve essere quella di proteggere il consumatore contro i rischi del gioco d'azzardo non autorizzato.

Il Dipartimento della Cultura, Media e Sport del Regno Unito ha presentato a Bruxelles prove supplementari volte a dimostrare che lo scopo della proposta del Governo è quello di tutelare i players e non di intraprendere una strategia di espansione fiscale. Un’argomentazione un po’ troppo debole che potrebbe sgretolarsi dinanzi alla Commissione Europea e rafforzare le istanze maltesi.

La battaglia oramai è in corso e da un punto di vista legale può creare un precedente importante: nel caso in cui dovesse passare il criterio del punto di consumo, la regola sarebbe presto adottata dagli altri Governi europei. Lo scontro potrebbe però anche far saltare decennali alleanze politiche e protezioni che – fino ad ora – hanno condizionato l’evoluzione normativa e giurisprudenziale dell’e-gaming del Vecchio Continente, con conseguenze gravi sulla rete internazionale del poker online  (quella dei siti dot com per intenderci).

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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