Le ultime 48 ore sono state decisamente movimentate per Partypoker. Il primo shock e' giunto domenica con l'annuncio, dato dal Financial Times, che il maggiore azionista di Party Gaming si e' dichiarato colpevole di violazione del Federal Wire Act, ovvero della legge sul gambling online. Il suo nome e' Anurag Dikshit, e si tratta di uno degli uomini d'affari più ricchi di tutta l'India che - tra le altre cose - detiene il 27% della compagnia. Secondo quanto ha riportato il Financial Times domenica scorsa, Dikshit (nella foto a lato) si sarebbe dichiarato pronto ad esborsare una maxi-multa da 300 milioni di dollari. L'uomo d'affari indiano rischierebbe inoltre, secondo il F.T., di trascorrere un paio d'anni in galera.
Quest'ultima ipotesi appare però decisamente una forzatura, considerate la dichiarazione di colpevolezza dello stesso Dikshit, e il fatto che sia incensurato. Oltretutto, gli altri due soci e co-fondatori (detentori ciascuno del 14% delle azioni, ndr) di "PartyGaming plc", Ruth Parasol e Russ DeLeon, si sono detti sorpresi dalla notizia, ed hanno escluso che questo possa essere considerato un atto ufficiale da parte della società.
Non è un segreto che da tempo la stessa società stia negoziando un accordo con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, anche se ufficialmente i vertici di Party hanno sempre negato.
Ma questa volta, visti gli sviluppi della vicenda, Parasol e DeLeon hanno di fatto ammesso l'esistenza di una trattativa. Nell'atto di dissociarsi dall'operato di Dikshit, i due infatti hanno dichiarato che è in corso un negoziato con le autorità USA, ma a cifre decisamente inferiori di quelle pubblicate.
Questa notizia, e soprattutto una frase precisa ("significantly less than $300 million dollars" - 'significativamente inferiore a 300 milioni di dollari') è stata come una iniezione di adrenalina per le azioni di PartyGaming, che alla riapertura dei mercati di ieri mattina hanno decisamente spiccato il volo, toccando rialzi da record e chiudendo la giornata al valore di 176.50, per un eloquente +37.75%. Questo balzo ha una ragione precisa, perchè alcuni "rumors" delle scorse settimane parlavano di cifre ben diverse, riguardo all'esborso che Party avrebbe dovuto pagare per raggiungere un accordo con il Dipartimento di Giustizia: circa un miliardo di dollari!
Per la cronaca, altri operatori del mercato del poker online - e del gaming su internet in genere - sono dati come vicini ad un accordo con le autorità statunitensi. Tra queste c'è 888, la cui controllante 888 Holdings ha chiuso ieri a 79.75, +10% rispetto al giorno prima.
La prospettiva di un accordo tra le parti da tempo in controversia (Governo USA e aziende di gaming online) rappresenta, secondo gli esperti, un possibile primo mattone sulla via di una regolamentazione del mercato, auspicata da più parti ma mai realmente concretizzata. Speriamo sia la volta buona.