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Stefano "Scienziato" Cordoni: 'Il poker, la mia libertà"

Stefano 'Scienziato' Cordoni visto dal nostro PaloQuando il poker è nel destino di una persona troverà una strada per incontrarla, sia anche la meno battuta. E' il caso di Stefano Cordoni, conosciuto nel mondo del texas hold'em come "Scienziato" e autore di un percorso esaltante, che lo ha portato dall'essere grinder per diletto all'essere top player di cash game e apprezzato coach di Pokermagia.

Quando quasi 3 anni fa incontrai Stefano per parlare del suo nuovo ruolo di moderatore di area tecnica del nostro forum, mi ritrovai davanti un rockettaro sorridente, gran parlatore, amante della libertà e della sua Harley Davidson. E del poker, naturalmente.
Lo incontro di nuovo per questa intervista e trovo uno Stefano che ha fatto tanti level up non solo nella sua scalata pokeristica ma un pò in tutto, dai guadagni alla qualità della vita alle basette.

Viareggino 32enne, Stefano ha avuto un percorso di vita originale, anche se non per questo lasciato al caso. Ce lo facciamo raccontare.

AssoPoker: Com'è che tutto ebbe inizio?
Scienziato: Dopo le superiori non avevo alcuna intenzione di fare l'Università, così feci per un anno l'operaio in una industria cartaria, quindi entrai in una azienda idraulica come direttore di cantiere e solo a 24 anni mi venne voglia di iscrivermi all'università.
Nel 2009 mi laureai in Ingegneria Energetica mentre ero socio di una società di impiantistica civile.

AP: E il poker?
S: Lo avevo scoperto nel 2006, in un circolo a Viareggio. Si giocavano solo sit e mtt e io non avevo idea del giochino, ma capii presto che era uno skill game perchè i migliori vincevano. Feci amicizia con Guido Dimino (ora noto top mtt player online con il nick "committato85") e fu proprio lui a farmi scoprire Assopoker!
Quindi nel 2009, mentre diventavo socio dell'azienda per cui lavoravo e poco dopo la mia laurea, diventai mod di AP. Il resto è storia: grinder di small stakes, quindi i level up, Pokermagia, il coaching.

AP: Un approccio ragionato e graduale. E' uno dei tuoi segreti secondo te?
S: Guarda, credo sia sbagliato approcciarsi al poker pensando "voglio diventare pro e guadagnare tanti soldi", perchè ti poni già un obiettivo difficile da raggiungere, e il non raggiungerlo sarà fonte di tristezza e delusione nella tua vita. E' giusto avere obiettivi, ma devono essere razionalmente perseguibili.

Sono sempre stato molto sicuro di me e pormi obiettivi raggiungibili è una cosa naturale. Per me all'inizio il poker era una passione che mi prendeva molto, e in cui vedevo l'opportunità di migliorare come persona. D'altra parte, l'obiettivo principale nella vita è essere felici e la mia felicità è migliorare costantemente: essere domani migliore di oggi, dopodomani migliore di domani etc

AP: In cosa questa tua indole ha favorito il tuo successo come poker player?
S: Per riuscire a poker servono grosse capacità logico-razionali, che non significa saper fare i conti. Significa piuttosto riuscire a concepire il mondo, gli eventi e i comportamenti degli altri come interazioni di fatti logici. E' la prima cosa che insegno ai miei coachati, ovvero quello di sviluppare la capacità di "matematizzare" i comportamenti altrui.

AP: Interessante.
S: E' un pò un concetto base in Teoria dei Giochi, di cui non sono un superesperto ma che ho studiato abbastanza. Razionalizzare ti porta sempre a fare scelte migliori. Da questo punto di vista il poker è un contesto privilegiato, perchè mentre nella vita reale ci sono un sacco di elementi che filtrano la capacità di razionalizzare profittevolmente alcuni comportamenti. Nel poker invece è tutto lì: ci sono le azioni degli altri e le carte. Punto.

AP: E al di là dei soldi, qual'è la libidine che trovi nel giocare a poker?
S: Per un poker pro la soddisfazione è proprio la competizione pura, ma non tanto contro gli altri quanto contro se stessi.
Io sono molto competitivo ma con me stesso: quando gioco ho bisogno di sentirmi superiore agli altri, ma non in quanto ti piace pensare di esserlo. Ad esempio, mentre sei con uno al tavolo, ciò si traduce nel sapere che fra poco farà un errore che tu non fai, e grazie a questo fatto tu gli stai per vincere dei soldi. E' lì che sta la competizione, perchè arriva il giorno in cui incontri qualcuno contro cui non riesci a vincerli questi soldi. E allora tu ti metti a studiarlo, a vedere le statistiche, le sue tendenze, cercando di trovare strategie utili per arrivare a dominarlo.

Poi il gioco diventa competizione uomo vs uomo. Se io e te ci troviamo tutti i giorni al tavolo, paradossalmente io posso togliere il mio hud e tu puoi fare altrettanto, perchè alla fine quello che conta tra di noi è l'history: quello che ti ho visto fare, quello che mi hai visto fare etc, ogni volta con storie diverse, con precedenti diversi. Alla fine essere giocatore è sapersi adattare alle situazioni nel migliore modo possibile, e farlo prima degli altri.

AP: Come in una guerra.
S: Sì, infatti anche qui andiamo un pò a finire nella teoria dei giochi. Una delle soddisfazioni più grandi per me è vedere che riesco a modificare una strategia contro di te prima che tu te ne accorga, e quando tu te ne sei accorto io ho apportato ancora un'altra modifica. Quando riesci a farlo sistematicamente contro qualcuno vuol dire che sei più forte.

AP: Però diciamoci la verità: competizione a parte reg vs reg, la gran parte dei guadagni voi pro li fate contro giocatori scarsi. Al di là di tutto, cosa secondo te fa di un perdente un perdente?
S: Penso che di base un giocatore occasionale è perdente perchè concepisce il gioco come vincere soldi avendo fortuna, se escono le mie eccetera. Questo approccio è esattamente opposto a quello di un pro. Quello che rende perdente un perdente non è tanto il fatto di non sapere giocare tecnicamente una mano, quanto la logica totalmente errata che sta dietro alla sua concezione di gioco, di cui parlavo poc'anzi.

Io ho conosciuto giocatori con leak tecnici importanti che però vincono, e questo accade perchè hanno un mindset giusto. Io dico sempre che "un giocatore vincente non perderà mai". Sembra una ca**ata ma in realtà non è affatto un concetto banale. Un giocatore vincente di poker classico all'italiana che si cimenta nel texas hold'em, non perderà comunque: appena si accorgerà di non avere edge sugli avversari o non giocherà più o farà qualcosa per non perdere. Questo perchè se sei un vincente sai già che il poker è un gioco di abilità e che se uno è più bravo di te vince i tuoi soldi! In questo senso, quando Somfranz dice che "è vincente chi sa di esserlo" dice una cosa sacrosanta.

AP: Qual'è il pregio più irrinunciabile della vita da pro?
S: La libertà di autodeterminarmi in ogni senso della mia vita. Boh, lavorare la domenica e far festa il martedì, decidere di lavorare meno o più...Per me l'abbandonare il vecchio lavoro è stata una conquista in termini di qualità della vita. Con il poker ho smesso di conoscere la parola "stress".

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AP: Vabbè, e coi downswing come la mettiamo? Cosa fa uno come te quando ha uno swing grosso?
S: Di sicuro non ho mai giocato in stop loss, ma continuo a giocare fino a che mi sento focused. Credo che la mia qualità migliore sia proprio quella di esser capace di giocare anche per molte ore in fila un buon B game, che come dice anche il caro Somfranz è il segreto di un buon player.

A gennaio ho avuto uno swing di 42 stack (giocando al NL500 come stack medio, ndr). Gli swing si affrontano sempre meglio man mano che ne affronti altri. Il mio maestro in questo è stato Carlo mandrake: "il primo swing è sempre il più duro", il secondo è un pò meno duro e così via. Quello di gennaio fu duro perchè fu il primo e perchè arrivò a pochi mesi dalla decisione di diventare pro.
Quando prendi uno swing del genere non si tratta di varianza negli allin prima del river: è semplicemente giocare 50k mani in cui non vinci un piatto. Quando hai una mano gli altri foldano, quando non hai nulla gli altri non foldano. E tu ti inizi a porre delle domande. Mi exploitano? Sono face up?

Qui mi ha aiutato molto Somfranz, che mi ha invitato a casa sua a Torino. Gli avevo chiesto di fare molta hand review, lui mi ha invitato a casa sua e abbiamo parlato molto: da lui ho imparato quello che mi mancava sull'approccio, la perseveranza, la caparbietà. Sei tu, sei da solo. O ne vieni fuori o fallisci. Io odio fallire, e ne sono venuto fuori. A febbraio ho vinto 20 stack, poi tra aprile e inizio maggio ho fatto +60 stack. Gli swing possono essere accentuati, ma la verità è che se vuoi fare il professionista non esiste perdere 10 stack e fermarti una settimana. Bisogna giocare, concentrati e fiduciosi che i risultati arriveranno, altrimenti non puoi fare il giocatore.

AP: A proposito di questo, quali sono state le figure decisive nel tuo percorso pokeristico?
S: Le prime figure veramente importanti per me sono state Matrix75 e Bilardojoe. Poi c'è stato Leopizzo che mi ha aiutato a fare il primo salto di qualità, e quindi arriviamo a Somfranz e Mandrake che sono tuttora figure primarie per me e mi hanno aiutato a diventare un vero giocatore.

AP: Arriviamo a Pokermagia quindi. Cosa ha significato per te entrare a farne parte?
S: Moltissimo, e sono lusingato di essere stato il primo coach "non socio" a venire chiamato. Ho sempre avvertito grande fiducia nei miei confronti, sono molto ascoltato e la cosa è molto gratificante. Con il coaching mi hanno permesso una base solida e un appoggio mentale come quello che hai in una grande famiglia. Se è vero che a poker - come si diceva prima - sei solo, avere l'appoggio di persone che sanno esattamente quello che fai e possono capire alla perfezione i problemi che hai è una condizione di assoluta eccellenza.

AP: Ti piace molto giocare dal vivo. Una curiosità: se per assurdo si potesse multitablare 4x live, potrebbe essere più profittevole di un 4x online?
S: Dipende. Diciamo che ad esempio su Betapoker il livello è basso come in alcuni casinò italiani, quindi in teoria un confronto del genere ci starebbe. Certo, il live è molto più lento e - cosa importantissima - non dà alcun rakeback. E poi è un altro gioco: i range sono più stretti, si pot-controlla di più e si spewa meno, si tende a mettere i soldi da davanti eccetera

Io nasco giocatore live e mi piace ogni tanto fare qualche puntatina all'estero anche per cultura personale. Ad esempio sono stato a Berlino che è stupenda, e conto di tornarci presto.

AP: In un anno che ritmi tieni tra live e online?
S: All'estero sono stato 3-4 volte nell'ultimo anno. Online invece gioco in media 6 giorni su 7: pomeriggio dedicato al coaching o libero. Poi sessione dalle 23 fino alle 3-4 escluso 1. Come ti dicevo prima però sono molto umorale, perchè mi sono staccato totalmente dal concetto lavoro/ferie. In genere si va in ferie e si è "costretti" a stare in vacanza. Io invece magari un giorno sono stanco o sento il bisogno di lavorare meno e lo faccio, magari prendo la moto e vado a fare un giro di un paio di giorni.

AP: La tua Harley era più contenta prima o adesso?
S: E' più contenta ora, perchè ci passo molto più tempo insieme.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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