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Barry Greenstein: “non pagherò i miei debiti a Tapie”

barry-greensteinBarry Greenstein conferma le indiscrezioni di Behnam Dayanim, avvocato di fiducia di Bernard Tapie nell’operazione Full Tilt Poker: “si, è tutto vero. Ho preso in prestito 400.000$ per giocare negli High Stakes (con il nick BarryG1, ndr). Non ho ancora restituito quelle somme – rivela sul forum statunitense 2+2 – perché confidavo nel fatto che alcuni miei debitori pensassero a saldare tutto, essendo in possesso di fondi su Full Tilt Poker”.

La giustificazione non convince molto, anche perché è lo stesso Greenstein ad ammettere che “il debito risale a parecchio tempo fa, quando gli high stakes non erano ancora attivi su PokerStars”. Il “Robin Hood del poker" poteva restituire il denaro a Full Tilt in tempi non sospetti.

In un secondo momento, il buon vecchio Barry ha voluto chiarire in maniera più credibile la sua posizione e quella degli altri debitori: “noi professionisti usiamo quei soldi come linea di credito. Sono soldi virtuali che utilizziamo come capitale d’esercizio. Il sito non mi aveva mai chiesto di rientrare. Ad esempio, un casinò mi aveva concesso un fido da 3 milioni di dollari. Il giorno che mi hanno invitato cortesemente a rientrare, io l’ho fatto ed ho versato quanto dovevo. Mi sarei comportato allo stesso modo con Full Tilt ma nessuno mi ha mai chiesto nulla”.

“Dopo il black-friday invece ho pensato bene di non fare questo passo perché il denaro sarebbe stato disperso chissà dove, quei soldi sarebbero mai arrivati ai giocatori?”. Barry pensa alle prossime mosse: “Appena conclusa la vendita, sono convinto che il Dipartimento di Giustizia USA, come ha fatto in passato in altri casi, aprirà alcuni canali per consentire di trattare il debito di FTP e restituire i fondi ai giocatori”.

L’obiettivo dichiarato di Greenstein è quello di rimborsare i players americani ma la sua volontà si scontra con gli accordi sottoscritti con Tapie, il DoJ ed i vecchi azionisti. Il finanziere francese pagherà 80 milioni al Dipartimento di Giustizia e circa 150 ai giocatori europei: in cambio avrà diritto di rilevare il patrimonio. Nel caso in cui però i debitori decidessero di non pagare, Tapie subirebbe una svalutazione della parte attiva di 18 milioni (l’8% del suo investimento). Per questo motivo l’imprenditore transalpino minaccia di far saltare tutto. Il giocatore di Chicago non riconosce il punto di vista legittimo dei futuri proprietari.

“Il Gruppo di Bernard Tapie – rivela Greenstein su 2+2 - mi ha contattato la scorsa settimana e mi ha chiesto se potevo pagare direttamente il debito. Il loro avvocato mi ha offerto di poter saldare tutto a rate. Mi ha perfino proposto l’opportunità di versare solo una percentuale, nel caso in cui i players degli Stati Uniti non saranno pagati per intero”.

“Gli ho risposto che non è nelle mie abitudini chiedere uno sconto sui miei debiti  e che sono abituato a pagare quanto dovuto. Però gli ho comunicato che avrei preferito versare l’intera somma solo quando il DoJ avrà istituito un fondo speciale per i players USA. Non credo che il mio debito possa avere un impatto sull’esito della vendita a Tapie, come minacciato dall’avvocato”.

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“Sinceramente non voglio ledere gli interessi dei players americani, pagando tutto al gruppo Tapie che rimborserà solo quelli extra USA. Non voglio voltare le spalle ai giocatori statunitensi. Per questo preferirei assolvere il mio obbligo morale con loro. Sono disposto a trattare con il DoJ”.

barry-greensteinE' chiaro il punto di vista di Greenstein: sospetta che alla fine non ci saranno soldi a sufficienza per rimborsare i giocatori statunitensi. Non lo afferma apertamente ma è scettico sulla reale tutela dei suoi connazionali. Per questo motivo è intenzionato a non versare somme di denaro a Full Tilt Poker al momento: “sento ogni giorno anche Phil (Ivey, ndr) e penso che la soluzione giusta sia quella di aspettare che tutto sia risolto. Si spera che avverrà nei prossimi sei mesi. Sia io che Phil siamo disposti a pagare una volta che questa vicenda sarà chiarita. Non tutti avranno i soldi per farlo e spero che il DoJ dia loro la possibilità di saldare i debiti a rate”.

La linea dei debitori è chiara: non versare un dollaro a Full Tilt Poker e a Tapie ma bensì consegnare almeno parte del debito al Dipartimento di Giustizia. Sarà una scusa per rinviare i pagamenti oppure si tratta di un’iniziativa realmente seria? Solo il tempo potrà chiarire alcuni aspetti ma è certo che Tapie non accetterà mai ad una cifra simile. Il DoJ, da questo punto di vista, ha le mani legate e non può accogliere le istanze di Ivey e company, avendo già sottoscritto dei contratti preliminari.

Greenstein ha parlato anche del suo rapporto con lo sponsor PokerStars: “a seguito del 15 aprile, li ho avvisati di questa situazione. Non ricordo neanche se ero già sotto contratto oppure no quando giocavo online sulla red room. Ricordo solo che su Stars non erano ancora attivi i tavoli high stakes, per questo ho iniziato a giocare su Full Tilt Poker. Sono comunque tranquillo perché il mio primo contratto non prevedeva alcuna esclusiva, quindi non ho violato nessun accordo con il mio sponsor”.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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