E’ guerra aperta: da una parte il Gruppo Bernard Tapie (GBT) e dall’altra i poker pro che ancora devono 18 milioni a Full Tilt Poker. Lo sfogo delle ultime ore di Laurent Tapie fa capire che tira una brutta aria e che tutto potrebbe bloccarsi a causa dei comportamenti di Phil Ivey, Erick Lindgren, Barry Greenstein e gli altri compagni d ventura. Le esternazioni e le accuse dell’amministratore delegato transalpino sono pesanti.
Tapie jr ha confermato le indiscrezioni dell’avvocato Ben Dayanim: sono 19 i players che hanno preso in prestito somme rilevanti. Alcuni di essi hanno sottoscritto un accordo, altri come Greenstein (che però ha fatto capire, in modo chiaro, che Ivey condivide la sua posizione) sostengono che non verseranno neanche un dollaro a Tapie, nonostante siano oramai stati definiti quasi tutti gli accordi ed i dettagli dell'operazione del rimborso dei players con il DoJ.
“Alcuni giocatori – rivela il manager francese - hanno sottoscritto contratti per restituire i prestiti. Non posso al momento fare nomi. Ci sono però players che fanno dichiarazioni di facciata e affermano che ‘rimborseranno i debiti solo se i loro fondi andranno ai giocatori statunitensi’ (chiaro il riferimento a Greenstein e Ivey, ndr). Sono dichiarazioni forvianti perché i clienti saranno rimborsati - lo afferma in tono minaccioso - solo se il Gruppo Bernard Tapie (GBT) porterà a termine l’operazione. Loro lo sanno benissimo. Il nostro gruppo chiuderà l’operazione di acquisto solo se questi professionisti pagheranno”.
Con gli ultimi accordi, dovrebbe essere stato garantito il rientro di almeno 1,5 milioni. Laurent Tapie fa capire che i 16,5 milioni restanti saranno determinanti per la chiusura: “vi posso assicurare che tutto corrisponde al vero: il mancato rimborso di questi 19 giocatori farà bloccare l’affare. Purtroppo il rischio è reale. GBT non può prescindere da questo punto ed accollarsi un ulteriore peso visto che la situazione finanziaria del sito è purtroppo peggiore di quanto ci era stato prospettato”.
Le dichiarazioni di Greenstein sono parse inopportune in un momento delicato dell’operazione ed hanno gettando benzina sul fuoco. Bernard Tapie non l’ha presa bene ed il figlio rincara la dose: “i giocatori di poker devono onorare i propri debiti e non nascondersi. Studieremo attentamente lo storico degli account dei 19 players professionisti che non hanno pagato il loro debito verso gli altri giocatori di Full Tilt Poker”.
Il manager francese minaccia: “la comunità del poker, ed in particolare quella degli ex giocatori di Full Tilt Poker, in attesa di recuperare i loro fondi, merita di conoscere il reale comportamento di alcune figure importanti del poker che si dichiarano ‘dispiaciute per la situazione dei giocatori e che faranno di tutto per aiutarli a recuperare i loro fondi’, ma in realtà si astengono dall’indicare quanto hanno preso in prestito da Full Tilt Poker e perso giocando sul sito. Queste perdite sono tuttavia una parte dei fondi dei clienti del sito”.
Chiara l’invettiva nei confronti degli ex professionisti di Full Tilt Poker. In primis Phil Ivey che ai rumors di questi giorni (il suo debito supererebbe i 4,5 milioni di dollari) si è celato in un silenzio assordante, nonostante la vincita milionaria nel Super High Roller dell’Aussie Millions di una settimana fa.
Con Tapie è oramai guerra aperta: “Quando sei un giocatore di poker, per non parlare di un grande giocatore, riconosciuto e ammirato, la regola base, a quanto pare, è quello di onorare i propri debiti di gioco”. Il conflitto è appena iniziato: per Ivey e soci non si prospettano giorni facili ed oltre ai problemi creati dalle istanze giudiziali di Ferguson ora ballano nell’affare più di 16 milioni di dollari.
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