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Raphael Naccache: "Mercato unico? Difficile, ma..."

Raphael è forte di una solida esperienza nel settoreRaphael Naccache è il responsabile del marketing di Titanbet.it, azienda di cui fa parte da ormai sette anni: con lui abbiamo parlato del successo dell'IPO, dei progetti in Italia e delle prospettive del poker online nel futuro.

Partiamo dal risultato dell'Italian Poker Open, che ha registrato 869 partecipanti: come promotori dell'evento, immagino siano numeri che vi soddisfino

"Sì, ci rende estremamente soddisfatti perché è difficile farne di simili, ma al di là di questo lo sono anche della professionalità e disponibilità mostrata da tutto lo staff dell'IPO, con cui stiamo già pensando di proseguire la nostra partnership in futuro. Ci sono molte idee al riguardo: l'obiettivo è creare un evento che coniughi il suo spirito live con la componente del poker online. In questa edizione c'erano 13 giocatori qualificati attraverso i satelliti a causa di tempistiche ristrette, in futuro vogliamo siano molti di più

Titanbet.it non ha ancora un proprio team pro che la rappresenti nel circuito: si tratta di una scelta precisa o vi state muovendo in questo senso?

"Un team pro è estremamente utile, ma solo se costruito e utilizzato nel modo giusto da un punto di vista mediatico, che garantisca un ritorno non soltanto economico ma anche e soprattutto in termini di branding. In Italia molti operatori esordienti sul mercato ne hanno creati salvo poi rivederli, ridimensionarli, ristrutturarli. Noi abbiamo gli occhi aperti e forti anche dell'esperienza maturata sul mercato internazionale probabilmente ne creeremo uno, ma non a tutti i costi".

Titanbet.it al pari di altri operatori ha fatto il proprio ingresso in Italia in concomitanza col lancio del cash game: quali strategie avete adottato per rosicchiare fette di mercato ad altre poker room già operanti da tempo?

"Non ti nascondo che tre anni di acquisizione alle spalle hanno dato ad alcuni dei nostri competitor un vantaggio strategico, ma entrare parallelamente al lancio del cash game è stata una fortuna. Sono certo che faremo bene: un welcome bonus alto ed un VIP system performante non sono tutto. Serve infatti un rapporto con la clientela: vendere è facile, ma fidelizzare è un lavoro molto più complesso".

Trovi che l'offerta del mercato italiano sia in qualche modo inflazionata in relazione alla domanda?

"Immaginando il mercato come una torta, potremmo certamente dire che in questo momento è suddivisa in molte fette, ma in questo campo a mio avviso non esistono né caso né fortuna, ma professionalità e qualità. E' possibile fare campagne televisive, investire milioni nell'acquisizione di nuovi giocatori, ma il marketing non funziona se il prodotto che promuove non è di buona qualità, se non è capace di convincere la clientela a restare".

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Quali differenze hai riscontrato fra il giocatore italiano e gli appassionati di oltre confine, quali sono le sue peculiarità?

"I clienti italiani sono particolari, estremamente attenti al rapporto umano: molti di loro cercano intrattenimento, nonché un servizio di supporto efficiente ed amichevole e puntuale: se ciò che offri non ha un'interfaccia "friendly" perché continuare?"

Raphael Naccache in compagnia di Andrea 'Bet'Come si possono creare dei "point of difference" , capaci di distinguere un prodotto all'interno di un'offerta che globalmente rischia forse di apparire simile?

"E' una domanda da cento milioni di dollari, e se esistesse una risposta chiara ed univoca tutto sarebbe molto più semplice. Credo però che spesso la differenza la facciano fantasia ed intuizione: a volte anche idee apparentemente semplici risultano vincenti".

Da tempo si ipotizza lo scenario di un mercato unico a livello europeo per il poker online: tu credi che arriveremo ad una soluzione in questo senso?

"Teoricamente sarebbe fantastico, in quanto darebbe alle poker room più liquidità e quindi la possibilità di progettare strategie di più ampio respiro ed esprimersi al meglio, ma la pratica è diversa. Banalmente, come armonizzare le regole ed i parametri di tassazione? Chi stabilisce chi riceve cosa, chi controlla chi, una sorta di AAMS europea?
Non si tratta semplicemente di un problema legato alle tasse, ma anche all'esportazione di capitali da un Paese all'altro. Mi pare realistica una regolamentazione europea, ma non un network unico: al momento c'è troppa diversità a livello normativo fra ciascun Paese, ed in questo momento storico ed economico mi pare prevalga una certa propensione al protezionismo.
In altre parole, dubito che l'Italia e gli altri Paesi siano disposti a spartire i propri introiti derivanti dal gioco, ma già in passato sono stato abituato alla sorprese e in questo senso la Germania potrebbe svolgere un ruolo determinante. Il mercato tedesco è infatti solido: ai teutonici piace giocare e sono molto informatizzati, con la regolamentazione in arrivo a quanto pare fra circa un anno le carte in tavola potrebbero cambiare.
L'idea è buona, la direzione giusta, ma servono ponti capaci di superare interessi particolari che allo stato attuale hanno la meglio".

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