Sarà un autunno caldo per le società dell'e-gaming britanniche ed europee. Parole e musica del Financial Times che ha intervistato 15 senior executives (amministratori delegati), alcuni dei quali coinvolti nelle trattative. Assisteremo non solo alla probabile fusione tra GVC-Ladbrokes (che nel poker si traduce in un allargamento del network di PartyPoker con importanti skin) ma le fusioni potrebbero allargarsi a diversi big del settore.
Per il Financial Times saranno coinvolte nelle operazioni anche William Hill, Stars Group (PokerStars e Full Tilt), 888 Holdings, PaddyPower Betfair, Rank Group e Jackpotjoy.
L'operazione dell'anno per il poker potrebbe essere la fusione tra William Hill e Stars Group, naufragata solo un anno fa, dopo trattative molto avanzate.
L'ipotesi è tra le più gettonate e ritenute probabili da parte dei 15 CEO intervistati dal quotidiano economico inglese.
GVC (Bwin.party, SportingBet etc) che sta trattando con Ladbrokes, mesi fa aveva iniziato a parlare con William Hill ma ha interrotto subito le trattative quando ha scoperto che il "bookmaker della Regina" stava già parlando con i vertici di Amaya Gaming (ora Stars Group).
William Hill vorrebbe mettere le mani su PokerStars per diversificare i suoi mercati. Al momento il focus del bookmaker è concentrato soprattutto sulla Gran Bretagna (mercato storico).
"PokerStars e William Hill? Si può..."
Il board di Hill è sempre stato favorevole alla fusione con Stars Group ma l'anno scorso le trattative saltarono per la volontà del primo azionista, Parvus Asset Management. In un anno Rational Group ha rivisto le sue politiche e tante cose possono cambiare in 12 mesi. Per gli esperti intervistati dal Financial Times alla fine l'affare potrebbe concludersi in maniera positiva, considerando la forte volontà di Philip Bowcock (CEO di William Hill) di fondersi con l'azienda canadese. Il nuovo CEO vuole a tutti i costi PokerStars.
Non ci sono conferme invece per un interesse di 888 Holdings per la stessa PokerStars: si era parlato molto di una possibile incorporazione nel 2016 ma, ad oggi, non ci sono segnali della ripresa dei colloqui anche se il gruppo israelo-inglese è molto vigile e tutto potrebbe succedere.