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Full Tilt-Stars: nessuna conferma sul deal, la trattativa va avanti

barry-boss-full-tiltNessuna conferma ufficiale da parte del Dipartimento di Giustizia (DoJ) statunitense, nessuna rivelazione di Barry Boss (avvocato di Full Tilt Poker) su un possibile accordo di acquisizione di PokerStars.com della red room.

L’unica cosa certa è che la trattativa va avanti e che, con ogni probabilità, sarà solo questione di tempo, ma per il resto non si hanno riscontri tangibili sulle ennesime indiscrezioni trapelate.

Nelle ultime 24 ore si sono diffuse voci incontrollate di una possibile dichiarazione al magazine iGaming Post del legale Barry Boss su un deal raggiunto tra le parti ed avvallato dal DoJ. Il grosso equivoco è nato da una supposizione di un sito francese che ha generato solo un effetto domino di presunte conferme in quasi tutti i blog del mondo.

L’ultima dichiarazione dell’avvocato di Full Tilt Poker risale a qualche giorno fa quando ha confermato solo la presenza di rappresentanti dei due siti davanti al giudice: "la riunione è servita per programmare successive udienze, di più non posso dire in pubblico”. 

Barry Boss e Jeff Ifrah sono i due avvocati che curano gli interessi dei principali azionisti di Full Tilt Poker (in particolare Chris Ferguson e Raymond Bitar) e sono impegnati nelle trattative con il DoJ e PokerStars per trovare una soluzione al rimborso dei players. Trapela un certo ottimismo ma le bocche rimangono rigorosamente cucite.

La versione online del magazine iGaming Post ha pubblicato solo una delle tante indiscrezioni che in questi mesi si rincorrono su un accordo imminente. E’ possibile anche che vi sia un annuncio entro maggio ma vi sono parecchie perplessità sul timing dell’accordo definitivo; la mole di lavoro è impressionante. E’ probabile che nelle prossime due settimane venga ufficializzato un deal preliminare o una lettera d’intenti che riservi a Stars la possibilità di trattare in maniera esclusiva. 

Le parti comunque continuano ad andare avanti: il nodo principale da superare riguarda il mercato statunitense.  PokerStars.com con questa operazione sarebbe costretta a sborsare una cifra fuori da ogni logica commerciale, circa 900 milioni di dollari. Per rientrare dall’investimento oneroso l’unica condizione sarebbe quella di poter ottenere la garanzia di operare in futuro negli States. 

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Il Dipartimento di Giustizia però è stato chiaro su questo punto (come lo è stato con Tapie): i procuratori hanno fatto sapere che non possono garantire una condizione del genere; non rientra nei loro poteri. Se in futuro il Congresso vorrà approvare una legge (difficile) sulla disciplina del poker online, il DoJ non potrà porre nessun veto o dettare condizioni.

Nel 2010 noti esponenti del partito democratico avevano presentato un progetto di legge volto ad escludere le rooms che dal 2006 hanno operato, in violazione della normativa UIGEA. Al momento anche gli stati del New Jersey e del Nevada sembrano intenzionati a sposare questa linea.

La sensazione è che vi siano però ampi margini per trovare un accordo perché PokerStars ha tutto l’interesse a chiudere il contenzioso negli Usa: in ballo c’è una multa da 1,5 miliardi di dollari (e tutti i conti sequestrati) e il rinvio a giudizio del proprietario Isai Scheinberg e del manager Paul Tate

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Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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