Gli appuntamenti in cui si investono le più grandi aspettative sono anche quelli che, se falliti, possono riservare le più cocenti delusioni: ne sanno qualcosa alcuni nomi noti del mondo del poker, costretti a tornare da Las Vegas con le proverbiali pive nel sacco, o comunque non proprio soddisfatti.
Prendiamo Jake Cody. L'inglese ha partecipato a quattordici tornei compreso il Main Event, conquistando appena un ITM da 16.454 dollari: nulla di così raro, ma certo un giocatore del suo spessore si sarebbe certamente aspettato di più.
Storia simile anche per Kevin Macphee, vincitore dell'EPT di Berlino nel 2010 e maestro dei tornei di poker online, ma da due anni a questa parte le WSOP certo non parlano la sua lingua.
Lo scorso anno aveva infatti giocato ventinove tornei senza nemmeno un piazzamento utile, ed anche stavolta le cose non sono poi andate molto meglio, se pensiamo che gli ITM sono stati due, buoni per 39.000 dollari.
Naturalmente stiamo parlando di campioni irrilevanti statisticamente, ricordarlo è quasi superfluo, ma il punto è che quando ti presenti al Rio con lo scopo di vincere a volte anche delle WSOP più che oneste rischiano di sembrarti strette.
E' il caso ad esempio di Daniel Negreanu e John Juanda: entrambi hanno disputato un tavolo finale e ottenuto qualche piazzamento ITM compresa una deep run nel Main Event, ma probabilmente avrebbero ambito a fare ancora meglio, forti dell'ambizione di chi è abituato ad eccellere.
Il torneo più importante al mondo è stato una sorta di ancora di salvezza anche per giocatori come Isaac Baron ed Eric Buchman, autori altrimenti di un'estate piuttosto pallida al di là dell'oceano.
La lista potrebbe essere naturalmente molto più lunga – includendo magari anche Erik Seidel, David Vamplew e Chris Moorman – ma del resto si sa come funzionano le WSOP: esclusa qualche decina di vincitori, non è semplice trovare sorrisi smaglianti fra tutti gli altri.