Con gli Stati Uniti a mezzo servizio, la Germania in questo momento rappresenta il principale mercato mondiale nel poker online (con circa il 10% dei players della rete internazionale) e - a medio termine - entrerà in vigore a Berlino e dintorni, una legge ad hoc per regolamentare il settore che registra 300.000 regular ed un bacino potenziale di 1,3 milioni di giocatori.
La legge proposta da 15 stati tedeschi (su 16 totali), ha riscontrato critiche da parte della Commissione Europea per alcune norme restrittive sulla concorrenza (è prevista l’assegnazione di 20 licenze). Una cosa è certa: il mercato sarà chiuso e non aperto come in altri paesi (vedi per esempio Danimarca). La rete internazionale ha registrato già un brusco calo dell’11% rispetto al 2011 ed ora rischia il tracollo con l'uscita dei giocatori tedeschi.
La Germania è forse il paese europeo con meno esigenze di liquidità: gli uomini, nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 40 anni (target chiave per il poker), sono ben 13 milioni e forse, anche per questo motivo, i tedeschi sembrano più restii ad un futuro mercato unico europeo. Il tema è molto caldo sul fronte Spagna-Francia-Italia.
Se la Germania pensa alla chiusura delle frontiere, dagli Stati Uniti arriva un input preciso: è necessario allargare la liquidità per una crescita più equilibrata del movimento. Indiscrezioni dell’ultimo minuto, rivelano che il Nevada sta trattando con altri 10 stati per creare un’unica piattaforma di gioco statunitense: sarebbe un punto di svolta per l’intera industria dell'e-gaming che negli Usa ha sempre trovato le risorse necessarie per promuovere il gioco in tutto il pianeta. Sotto il profilo legale la strada è spianata dopo l'ultima interpretazione del Wire Act.
Presto le ultime incertezze potrebbero essere spazzate via dai casinò di Las Vegas che credono nel business dell’online per diversificare i propri investimenti nel live. In Nevada il mercato sarà una realtà tra pochi mesi ma con un grosso limite all’orizzonte: la liquidità ristretta rischia di compromettere l’action, essendo uno Stato con meno di 4 milioni di abitanti.
Come detto, nelle ultime ore è trapelata la notizia che la potente Gambling Commission del Nevada ha aperto trattative con altri 10 Governi locali che sarebbero disponibili ad accettare gioco. In altre parole, le società autorizzate a Las Vegas, potrebbero far accedere sulle proprie piattaforme anche i residenti di altri stati. Il primo ad aderire dovrebbe essere il Delaware (con una popolazione di soli 947.000 abitanti) dove è già stata approvata una legge sul gioco online.
Ricordiamo che in Nevada la tassazione per le società dell’online sarà estremamente favorevole con un prelievo del 6,75% sul rake lordo.
Più difficile invece che l’attuale disegno legge federale voluto dal senatore Harry Reid riesca ad ottenere il consenso del Congresso, ma il progetto potrebbe integrarsi con le strategie della Gambling Commission del Nevada (non è una coincidenza): il leader democratico ha proposto la votazione della legge ad ogni assemblea statale.
In tutti i casi, il messaggio che giunge dal Nevada è chiaro: l’unione fa la forza. Per questo anche in Europa, ed in particolare a Bruxelles, dovranno ben presto studiare un progetto di liquidità comune tra più stati. Francia e Spagna hanno appena firmato un accordo bilaterale e con l'Italia ne stanno discutendo da mesi, il problema rimane la differenza di tassazione tra le varie realtà ma una soluzione equa dovrà essere individuata per preservare un settore prezioso alle casse dei governi del Vecchio Continente.