Jesse Sylvia, giunto secondo al Main Event WSOP di quest'anno, ha recentemente parlato della straordinaria esperienza appena vissuta, soffermandosi in particolare su quell'infinita fase di gioco three handed che tanto ha fatto discutere nei giorni immediatamente successivi.
Si scopre quindi che l'obiettivo designato era proprio quel Jacob Balsiger che poi si è piazzato come terzo, da cui sia Sylvia che Merson intendevano guardarsi: "Si tratta di un torneista che era sembrato a suo agio nelle dinamiche preflop, e così ho pensato che essendo un giocatore di cash game avrei potuto avere un buon edge postflop, immagino sia la stessa conclusione a cui sia giunto Greg. Ad un certo punto sono arrivato a limpare il 100% del mio range".
Meno varianza quindi, ma anche molte più ore passate a giocare, con la stanchezza che evidentemente non ha mancato di farsi sentire: "Alla fine ero completamente esausto, ma mentre ero al tavolo questo non l'ho avvertito quasi mai, tanto ero concentrato. Non credevo che la fase three handed sarebbe arrivata a durare dodici ore, visto che eravamo tutti piuttosto aggressivi e se l'avessimo interpretata come le fasi precedenti sarebbe finita molto più in fretta".
Infine, il risultato. Se giungere secondi in un torneo non fa mai piacere, meno che mai deve esserlo nell'evento del poker per antonomasia, ma a quanto pare per Jesse questo non può dirsi un peso: "Pensavo che sarei rimasto un po' deluso se non avessi vinto, e in effetti in parte è così. Tuttavia Greg è un giocatore vero, e quando l'ho visto stringere il braccialetto in tv mi sono sentito felice per lui".
Ed in fondo, quando si vincono 5.300.000 dollari, rimanere a lungo col broncio appare piuttosto difficile.