Il poker sportivo live sta vivendo una fase di stallo: per problematiche tecniche, AAMS ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno fatto sapere che difficilmente regolamenteranno il settore, almeno in tempi brevi. Oramai sembra più una scelta politica e sarà il prossimo Governo a dover riscrivere le regole oppure decidere se abrogare le leggi del 2009 e del 2011.
Una cosa è certa: in tutta la Penisola sono centinaia i circoli attivi, nei quali si continua a giocare in maniera indisturbata. E gli operatori cosa ne pensano? Il pensiero di Isidoro Alampi, presidente della FIGP è oramai noto, ma come intendono gestire questo momento transitorio gli altri attori?
L’avvocato di Genova, Riccardo Di Rella, è Presidente di uno dei poker club più in vista della Liguria (Poker Dream) ed è stato il primo ad ottenere una sentenza favorevole per un circolo di texas hold’em.
Per il noto legale, con l’attuale normativa, ci sono degli evidenti ostacoli tecnici nel disciplinare il settore: “riprendo le parole di Luigi Magistro, direttore dei Monopoli, che conferma che non ci sono i presupposti legali per poter andare avanti in questa direzione”.
Il nodo verte soprattutto sulla norma (prevista dalla Legge del 2011 voluta da Tremonti) che circoscrive la partecipazione al bando solo alle società di capitali che detengono una concessione: “Le nuove norme approvate dal Governo Monti vietano di limitare lo svolgimento di attività economiche in base alla forma giuridica, ed AAMS non può derogare a questa normativa vigente. Di fatto, la precedente legge risulta abrogata, almeno sotto questo aspetto. Mi spiego meglio: dopo il recente intervento dell’Esecutivo, io singolo devo avere il diritto di partecipare al bando di gara anche come ditta individuale. Imporre la costituzione di una società di capitali e la presentazione di una fideiussione di 1,5 milioni, è contraria alle leggi attuali, non favorisce il libero mercato e la concorrenza del settore”.
Per Di Rella non si farà nessuna gara: “AAMS ha fatto capire apertamente che non accelererà le procedure. E’ la dimostrazione che non ci sarà nulla nei prossimi mesi. Prima bisogna cambiare la legge e riscrivere le regole in termini di concorrenza. Lo stesso Magistro ha detto che non ci sarà né una né mille concessioni. C’è tutta una serie di problemi da risolvere”.
Domenico Tresa, Presidente di Italian Rounders, chiede chiarezza e apre anche ad una soluzione pro circoli: “serve una soluzione per dare tranquillità ai giocatori. A mio modo di vedere le strade sono due: regolamentare il settore, come prevede la normativa, oppure legittimare l’associazionismo. Si sta dibattendo sulla questione del live, con una mancanza completa di visione del quadro d’insieme. Una parte della politica vuole fermare la regolamentazione per questioni di ordine sociale. Il problema è che in questa analisi mancano informazioni fondamentali e c’è chi rema contro”.
Per Tresa è errato sostenere “che si sta introducendo un nuovo gioco. Non si rendono conto che in Italia si sta giocando nei circoli da 7 anni ma il problema è che in ogni sala vi sono realtà e regole diverse. Ogni club ha la sua offerta: c’è chi gioca con buy-in al massimo di 20-30 euro e c’è anche chi fa cash game. Vi sono scenari totalmente differenti. Per questo sarebbe importante dare delle regole anche ai circoli. Io sono favorevole a qualsiasi soluzione, l’importante che le autorità facciano chiarezza”.
“Noi abbiamo fatto delle stime: al momento vi è una raccolta di 20 milioni di euro mensili, calcolando solo le attività evidenti (ad esempio prendendo in considerazione i circoli che fanno pubblicità degli eventi). Diciamo che all’anno vengono giocati circa 250 milioni di euro l’anno nei tornei, senza prendere in considerazione altre attività vietate come il cash”.
“Il fenomeno del poker è massivo ed è un’opportunità per creare migliaia di posti di lavoro ed è inoltre una risorsa per l’erario ed i contribuenti che verrebbero sgravati da ulteriori coperture. D’altronde, le entrate del poker live erano già state messe a bilancio di spesa e qualcuno dovrà coprire...”.
Tresa conclude: “la questione è semplice: o lo Stato ci dice che vuole regolamentare il poker per tutelare i giocatori e creare 20.000 posti di lavoro, ed allora noi ci adeguiamo ai parametri richiesti, oppure se non vogliono più disciplinare il settore, che almeno riconoscano l’associazionismo e la legittimità dei circoli. Lo Stato a mio avviso deve tutelare i giocatori: non può non regolamentare e allo stesso tempo negare anche l’esistenza delle associazioni”.
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