Due anni fa abbiamo assistito allo tsunami che ha colpito il poker statunitense: il 15 aprile 2011, è scattato il blitz del FBI che ha segnato la storia del gioco online dell’ultimo decennio. Il Black Friday ha resettato un mercato da 1 miliardo di dollari di rake all’anno.
Un miliardo (quasi esentasse) che serviva anche per rifinanziare la promozione del texas hold’em nel mondo, in particolare nei mercati asiatici, dove tutto è ancora in una fase embrionale. L’inchiesta portata avanti dal Dipartimento di Giustizia ha indebolito l’industria dell’e-gaming globale.
Il procuratore Preet Bharara ha messo con le spalle al muro le quattro principali poker rooms, spazzando via il campo della forte concorrenza di PokerStars, Full Tilt Poker, UB.com, AbsolutePoker e lasciando terreno libero ai casinò di Las Vegas ed Atlantic City, nonostante le contromosse di Rational Group (vedi l’acquisto di un casinò).
In Nevada, entro poche settimane, si partirà con il nuovo mercato legale, presto sarà il turno del New Jersey ma anche Delaware, Iowa ed altri stati sono pronti. Il problema rimane la liquidità interna (troppo scarsa), per questo motivo si sta lavorando ad un futuro mercato interstatale con una decina di realtà (anche la California ed il Texas potrebbero aderire).
Regista occulto di questa operazione politico-legale è Caesars Entertainment Corportation che sta facendo di tutto per accelerare i tempi: muovendosi di concerto con la potentissima American Gaming Association, (l’associazione dei casinò americani) sta agendo in quasi tutti gli stati. L’obiettivo è lanciare il sito Wsop.com negli States e non solo.
Le scelte di Caesars sono obbligate: la società è sommersa dai debiti (20 miliardi di dollari circa) e gli analisti di Wall Street temono un effetto domino (che potrebbe coinvolgere anche banche esposte e fondi di investimento). Gli interessi sul debito iniziano ad essere insostenibili. Il problema della società guidata da Gary Loverman è che ha concentrato in questi anni quasi tutti gli investimenti a Las Vegas e negli States, rispetto alle rivali Las Vegas Sands, Wynn Resorts International e MGM che hanno puntato (a ragion veduta) su Macao e sul mercato asiatico.
L’unica speranza per uscire da questo empasse è quello di operare da leader nel principale mercato mondiale del poker online. Non è un caso se le azioni di Caesars sono andate alle stelle dopo che lo Stato del New Jersey ha approvato il proprio regolamento interno (e continuano i colloqui con il Nevada per condividere la liquidità): Wall Street ha lanciato un messaggio chiaro.
Negli States, continuano ad operare offshore (nonostante l’UIGEA) diversi network e rooms: Bodog/Bovada, Winning Poker Network, Intertops, Carbon Poker, Lock Poker (proprietaria della rete Gaming Revolution) e Juicy Stakes.
Giochi di potere a parte, il black friday ha rallentato la crescita del poker online nel mondo. Nell’ultimo anno l’azione ai tavoli di cash game è diminuita di ben 10 punti percentuali (ed anche nel 2011 abbiamo assistito ad una frenata a due cifre), nonostante il ripristino di Full Tilt Poker e la legalizzazione dell'e-gaming in Spagna. La sensazione forte è che fino a quando il primo mercato online non sarà di a pieno regime, il mondo del poker dovrà vivere una lunga fase di transizione…