Rocco "RoccoGe" Palumbo nelle ultime settimane ha ottenuto eccellenti risultati nei tornei di poker online, lasciandosi alle spalle un pesante downswing e uscendone ulteriormente rafforzato e convinto dei propri mezzi.
Il giocatore italiano, che da qualche tempo risiede in Slovenia e quindi compete regolarmente sulle poker room internazionali, ha saputo vincere il torneo più importante delle MiniFTOPS, affermandosi poi anche in un contesto completamente diverso come quello di Winamax: "Vincere quel torneo è stato un gran risultato per me, il più ricco che possa vantare online e soprattutto quello che mi ha rimesso in linea di galleggiamento da quando mi sono trasferito all'estero - ha dichiarato a pocketfives.com alludendo ai 93.000 dollari del primo premio - quanto al denaro, il mio obiettivo principale è quello di destinarlo al bankroll, nonostante possa concedermi qualche regalo".
Rocco sottolinea come forse imporsi in un evento simile, con un field più popoloso ma dal livello tecnico sensibilmente più basso rispetto ad altri eventi che gioca abitualmente, possa essere un po' più semplice, anche in virtù della posta in palio: "Quando i soldi cominciano a pesare puoi aspettarti che diversi giocatori comincino a giocare molto peggio, rispetto ad avere un sacco di avversari pronti a metterti pressione in ogni circostanza. Al tavolo finale c'era qualche buon player, ma credo che abbiano giocato più chiusi del solito permettendomi quindi di impormi".
Rocco Palumbo: fra non molto a fargli compagnia in Slovenia ci sarà anche Dario Sammartino (photo courtesy WPT Europe)
Risultati, come detto, che oltre ad offrire un'iniezione di liquidità al bankroll confermano che quanto fatto finora lo stia portando nella direzione giusta: "Negli ultimi tre mesi ho lavorato sul mio gioco piuttosto intensamente, ed è ovvio che quando i risultati cominciano a darti ragione ci si senta molto meglio e più sicuri di sé".
Un risultato dovuto alle sue forze ed al suo talento, certo, ma Palumbo non manca di ricordare quanto l'influenza positiva della propria famiglia sia stata sempre presente nell'arco della sua carriera: "Quando lasciai il mio lavoro part-time per diventare un professionista, lo stesso giorno della nascita di mio figlio, non erano così convinti della bontà della scelta. Tuttavia, dopo i primi risultati di rilievo si sono resi conto che avevo preso la decisione corretta. Certo, sanno che sono soggetto a molta pressione, ma anche che quest'ultima è una componente inevitabile della mia professione".
I tempi degli esordi - quando come lui stesso ricorda depositava regolarmente poche decine di dollari per poi perderle con altrettanta puntualità mentre cercava di capire come muoversi - sono ormai distanti anni luce, mentre quella Triple Crown che più di ogni altro nostro connazionale è vicino a raggiungere rimane lo stesso, inconfessabile sogno da realizzare.