I principali blog internazionali hanno focalizzato l’ attenzione sul trend del mercato italiano nel poker online: PokerFuse ha dedicato un titolo forte, alludendo al fallimento del modello istituito nel nostro paese, evidenziando un calo del 50% delle revenues rispetto a gennaio 2012 nel cash game. Nei tournaments, il passo indietro è stato lo stesso tangibile: - 26% negli ultimi 12 mesi.
Come sottolineato in precedenza le tendenze sono oramai consolidate, ma a fare notizia, a nostro avviso, è l'incremento che si è verificato nell'ultimo mese con un +8,9% della spesa nel cash, a testimonianza che il mercato si sta assestando su una spesa mensile che varia dagli 11 ai 12 milioni di euro. Era da due anni e mezzo che non si registrava un aumento così netto del rake lordo. Un raggio di sole che induce ad un cauto ottimismo ma per il futuro il cambiamento sembra necessario.
Per PokerFuse un altro dato preoccupante per gli equilibri del mercato interno, è che una sola room (PokerStars.it) detiene una quota di mercato superiore al 50% (secondo i dati Agimeg siamo al 52,8% delle revenues) e il 54% del traffico (fonte PokerScout).
Per questo motivo, la prestigiosa testata paragona il mercato italiano a quello spagnolo, dove PokerStars.es addirittura ha toccato il 72% del market share.
I media internazionali hanno puntato il dito contro le autorità italiane. Ci sentiamo in dovere di andare contro corrente, per un semplice motivo: l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – da due anni a questa parte - ha percepito subito l’esigenza di cambiamento, individuata nell’apertura alla liquidità internazionale e nella condivisione con altri paesi europei dei giocatori. La strada è quella, ma è necessario cambiare target (rete mondiale) e pensare in grande.
Purtroppo il progetto è naufragato (almeno per il momento) dalle resistenze politiche che si sono registrate in Francia e Spagna, altri due mercati che stanno vivendo un’eterna crisi. Ed i segnali a breve termine non sono incoraggianti, ma vi è comunque necessità di cambiare il prima possibile.
Inoltre, l’ente regolatore iberico sembra deciso ad aprirsi alla rete dot com, come hanno fatto quasi tutte le nazioni europee negli ultimi anni, istituendo uno schema autorizzatorio (o concessionario) ma non chiuso.
La segregazione interna dei giocatori è un modello che non funziona: lo dicono i numeri e la massa di professionisti MTT che sono emigrati a Malta e in Slovenia per giocare tornei di respiro internazionale.
Il sistema più convincente è quello che sta sposando la Gran Bretagna: il Governo di Sua Maestà ha deciso di rivedere alcune regole, pur mantenendo tradizioni consolidate che si sono rivelate vincenti negli ultimi 20 anni.
Nel 2014 il Regno Unito istituirà un modello rigido ma al tempo stesso aperto, preservando la libertà dei players: l’operatore che vuole raccogliere gioco dovrà per forza farlo dopo il rilascio di una licenza (simile alla concessione italiana) da parte delle autorità britanniche.
Saranno quindi preservati controlli rigidi sulla verifica dell’identità dei clienti e, in questo modo, sarà impedito l’accesso dei minori, oltre a garantire un attento monitoraggio dei flussi (per contrastare il riciclaggio di denaro).
I giocatori però potranno sempre giocare sulla rete dot com e sfidare i players degli altri paesi. Come in Danimarca ed in altre nazioni europee. In questo modo non vi sarà alcun problema di liquidità.
Sotto il profilo fiscale non ci saranno controindicazioni: il giocatore produrrà rake (tassato alla fonte) sulle rooms britanniche, dopo essersi logato.
L’unico vero problema riguarda la sicurezza in merito ad eventuali truffe come collusion e multi accounting su alcuni network dot com (pensiamo alla recente rete scoperta in Russia), ma se tutti gli enti regolatori accoglieranno dei parametri sempre più rigidi, sarà garantito un buono standard di sicurezza, con le autorità governative pronte a monitorare ed intervenire.
Il futuro, per il poker online europeo non può che essere la liquidità condivisa su larga scala e su network internazionali già strutturati, per questo motivo anche la Spagna sembra decisa a seguire l’esempio britannico (vedi dichiarazioni del nuovo responsabile dell'e-gaming). E’ rimasta solo una strada da seguire, d'altronde il mondo di internet va alla velocità della luce e aggiornare regole e discipline diventa vitale per qualsiasi sistema economico.