Un errore classico dei principianti è quello di slow-playare con una mano molto forte al fine di non spaventare gli avversari e farli uscire dal piatto. Anche se questo approccio sembra logico e scontato, è comunque bene ricordare che se l’altro non ha niente in mano e le sue carte non si sono in qualche modo connesse al board, allora sarà in ogni caso arduo tirargli fuori anche un solo centesimo in più.
Oltretutto, il non puntare potrebbe comunque rivelarsi controproducente nel caso qualcuno si ritrovi a chiudere una improbabile punto forte con carte su cui non avrebbe investito più nulla. Effettuare la bet, quindi, rappresenta quasi sempre la soluzione ottimale, perchè mettere chips nel piatto con qualcosa di davvero forte può contribuire a far crescere il pot nel caso in cui qualcuno degli avversari dovesse sospettare che il vostro sia soltanto un tentativo di steal.
La mano di cui vogliamo raccontarvi questa volta, e che illustra bene quanto esposto finora, è stata giocata dal professionista americano Kenny Tran durante il World Poker Tour Championship da 25.000 dollari di buy-in tenutosi a Las Vegas nel 2008.
Con blind 500$-1000$ e ante di 100$, Tran riceve QQ mentre si trova in early position e opta quindi per un open-raise di 3000$. Dopo una serie di fold, la parola arriva a Nick Schulman - pro di Full Tilt e vincitore del suo primo braccialetto WSOP proprio alcuni mesi fa nel specialità 2-7 Lowball - che effettua il call dal big blind. “Conosco Nick da un sacco di tempo e so bene che è un giocatore molto bravo e vincente” racconta Tran. “Quando ha fatto call, poteva avere molte cose in mano: una coppia di 8, due K o persino 5-6 offsuit”.
Al flop scendono Q-Q-4 che danno a Tran un poker floppato! Schulman fa check e Kenny punta 3.500$ con la sua mano virtualmente imbattibile. “Se facevo check anch’io, lui avrebbe potuto sospettare che stessi nascondendo una mano decisamente forte”, spiega Tran. “Perciò ho provato a fargli credere che la mia fosse una standard continuation bet, fatta per prendere il piatto immediatamente.”
Schulman decide per il call e al turn scende un A di quadri. “Quella carta proprio non ci voleva. A quel punto Nick avrebbe potuto tranquillamente ritenere che io avessi qualcosa come A-J o A-K”, continua Kenny. “Quanto alla sua mano, ho pensato che potesse avere TT o JJ. Con quelle carte avrebbe sicuramente fatto call sia pre-flop e sia sul flop. L’asso rappresentava una scare-card, ma io non volevo assolutamente che scappasse via. Perciò dopo che ha fatto call sul flop ho cercato di tendergli una trappola”.
Entrambi dunque fanno check e il dealer distribuisce il river che è un 9 di quadri. Schulman fa ancora check e Tran betta 8000$, circa la metà del piatto e l’ideale per rappresentare una value bet decente e anche una puntata di misura adeguata in proporzione allo stack di Schulman.”Tenere presente gli stack degli avversari è una delle regole più importanti per i giocatori professionisti.” spiega Kenny. “Ero sicuro che non avrebbe rischiato di finire short e quindi ho puntato una cifra che avrebbe potuto callare tranquillamente e anche perdere, perchè non avrebbe fatto troppi danni alla sua dotazione di chips”.
Schulman infatti decide per il call e poi butta sconsolato le carte nel mucchio alla vista del quads di Tran che, accontentatosi del piatto, conclude: “Sarei riuscito a tirargli fuori più soldi solo nel caso in cui avesse migliorato la sua mano”.