Il 2011 sarà ricordato come un anno rivoluzionario per il mercato delle sponsorizzazioni nel poker: analizziamo le tipologie dei contratti che in genere legano le rooms ai players-testimonial alla luce degli ultimi eventi. Come abbiamo visto, il vento è cambiato - soprattutto dopo il black-friday - per quanto riguarda la voce “stipendi”.
Con l’uscita di scena (almeno al momento) di Full Tilt Poker dal mercato internazionale, anche per i big è un momento di vacche magre e le aste selvagge con la concorrente PokerStars sono solo un lontano ricordo. I red pro stranieri percepivano ingaggi importanti (in alcuni casi si partiva dai 300.000$ annui più tutti i benefit ed incentivi). Discorso diverso per gli italiani che vivevano una situazione anomala (FTP operava offshore, in attesa di acquisire una concessione) ed erano legati a determinati incentivi (rake-back favorevoli etc.) ed altri fattori variabili ma non tutti percepivano un ingaggio fisso.
Con l’uscita di scena della rivale e dopo aver perso il primo mercato (Stati Uniti), PokerStars ha dovuto rivedere la propria politica: tranne i big come Vanessa Selbst, Jason Mercier e Vanessa Rousso (nella foto in preview), sono stati tagliati i primi contratti con i players statunitensi e la politica di ridimensionamento non è finita, almeno negli USA. Imminente il divorzio a dicembre con lo svedese Viktor “Isildur1” Blom che non sta più giocando sulla room dalla picca rossa e non rinnoverà l’accordo. Stars invece sembra voler continuare a puntare forte sulla bella inglese Liv Boeree.
Il tempo degli ingaggi d’oro è finito per tutti, almeno fino a quando il mercato statunitense non riaprirà i battenti. Solo il mercato italiano va in controtendenza, grazie all'entrata del cash game.
I contratti standard oramai tendono a coprire buy-in e spese per alcuni eventi live, garantendo ed incentivano il testimonial a giocare online con importanti rake-back (a volte pari al 100% in base ai volumi giocati). Il destino di ogni Professional Poker Player, nella maggior parte dei casi, è – di conseguenza - legato solo alle vincite dei tornei ai quali partecipa. In questo modo viene incentivato indirettamente a giocare assiduamente anche su internet per abbattere la varianza.
Questo è l’accordo standard più in voga nel mercato ma anche una sola clausola può cambiare notevolmente il tenore e lo spirito del contratto. C’è poi un altro aspetto da valutare – di non secondaria importanza: la libertà che può disporre il giocatore nello stabilire i suoi impegni. Emblematico il rifiuto da oltre un milione di dollari rispedito al mittente da Darwin Moon, divenuto il più famoso boscaiolo del mondo per essersi presentato da chipleader al tavolo finale del November Nine (Main Event WSOP 2009). Il dilettante del Maryland ha rinunciato alle lucrose proposte per preservare la propria autonomia. Una mosca bianca, in un mondo dove i soldi sono tutto o quasi.
Vi sono clausole che stabiliscono a priori anche la destinazione delle vincite: il giocatore che va a premi, è obbligato a reinvestire una parte della vincita nella quota di iscrizione di altri tornei, concordando con il suo sponsor il calendario. Gli accordi possono variare.
Alcuni giocatori, ad esempio, investono tutto sulla loro immagine e preferiscono rinunciare ad incentivi o soldi ma avere la garanzia di comparire in alcuni spot televisivi oppure veder pubblicata la propria foto nelle pubblicità su quotidiani ad alta tiratura. Isabelle Mercier ha rescisso il suo contratto con PokerStars, dove la concorrenza interna era spaventosa, per passare all’emergente Betclic che ha costruito proprio sull’immagine di “No Mercy” il proprio sbarco nel poker online in Francia.
A volte anche il piano marketing è importante in un mondo dominato dalla pubblicità. Le società dell’online di nuova costituzione hanno la tendenza a coinvolgere il player anche a livello aziendale, incentivandolo con una percentuale sugli utili ispirandosi alle vecchie politiche di Full Tilt Poker con Gus Hansen, Patrik Antonius e Tom Dwan. In certi casi i giocatori possono anche diventarne soci (Phil Ivey).
Vi sono contratti inoltre che prevedono la spartizione del montepremi. In caso di vincite, lo sponsor ha diritto ad una parte della somma incassata. Anche le società amano scommettere sul talento di giovani campioni dell’online alle prime esperienze in eventi live: coprono le spese del viaggio e una percentuale del buy-in ed in cambio ottengono una quota sul premio eventuale.
Ce n'é per tutti i gusti, tra contratti e clausole, ma una cosa è certa: non è più così facile la vita del Professional Poker Player, almeno nel senso tradizionale del termine, come era inteso nei primi anni 2000. Oramai anche i giocatori sponsorizzati non possono prescindere dalle vincite online, ad eccezione dei top players di livello internazionale, ma si tratta di una cerchia molto ristretta di privilegiati.
a cura di Luciano Del Frate