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18 ore di gioco circa, 328 mani giocate, a una media di 18,2 mani l'ora, poco più di 3 minuti a mano. Questi sono solo alcuni dei numeri del tavolo finale del Main Event WSOP 2014, conclusosi tre giorni fa con la vittoria di Martin Jacobson. Ma entriamo maggiormente nel dettaglio delle statistiche dei partecipanti.
In questo Articolo:
Mark Newhouse, 9° posto
L'americano ha giocato 16 delle 56 mani prima dell'eliminazione, cioè il 28,6%, una percentuale forse un po' altina per un tavolo a 9 giocatori. Ha rilanciato pre-flop solo otto volte (50%), cosa che lo ha reso più passivo rispetto agli avversari. Sei volte è arrivato allo showdown, ma una sola volta ha mostrato la mano migliore. In totale ha vinto 5 piatti.
Bruno Politano, 8° posto
100 mani ricevute per il brasiliano, solo 15 giocate (facile percentuale del 15%): normale per uno short stack. Il trentunenne ha rilanciato però ben 13 volte (l'86,7%) e grazie a questa aggressività è arrivato solo due volte allo showdown: la prima volta l'ha spuntata, la seconda no. In totale, Politano ha vinto 9 piatti.
Dan Sindelar, 7° posto
Dan Sindelar ha visto 106 mani, le ultime 26 delle quali non è riuscito a vincere neppure un piatto, nonostante abbia rilanciato 5 volte. Il nativo del Nebraska ne ha giocate 30 (28,3%), rilanciando 20 volte (66,7%). Ha vinto 13 piatti, inclusi 3 showdown su 5.
Andoni Larrabe, 6° posto
Lo spagnolo è stato molto attivo all'inizio del tavolo finale, dove ha vinto tre mani durante il primo giro. Poi però si è spento: tra la mano 45 e la mano 72, ha giocato (e perso) un solo piatto); tra la 112 e la 140 ha giocato tre piatti (e ne ha vinto solo uno). In totale, Larrabe ha ricevuto 140 mani, entrando in 26 (18,6%) volontariamente. Ha rilanciato solo 15 volte (57,7%) e vinto 3 showdown su 6.
Billy Pappas, 5° posto
209 mani ricevute, 29 vinte (10,5%) e 13 perse (6,2% del totale). 35 le mani giocate dal player più inesperto del final table, arrivato allo showdown 7 volte (5 trionfi). Se non avesse perso un coin flip decisivo contro Martin Jacobson, probabilmente sarebbe arrivato più avanti.
William Tokning, 4° posto
54 mani giocate su 224 ricevute (il 24,1%), di cui ben 43 aperte rilanciando (79,6%). Tonking è arrivato allo showdown 11 volte e ha primeggiato per 6. Questa sua aggressività ha pagato fino a quando non sono rimasti in 6 e gli avversari hanno cominciato a reagire più spesso.
Jorryt van Hoof, 3° posto
In generale, il pro olandese ha giocato 117 delle 295 mani ricevute: ben il 39,7%, ma va detto che ha giustamente sfruttato la sua posizione di chipleader, nettamente presieduta per gran parte del tavolo finale. In totale ha rilanciato pre-flop 97 volte (82,9%), anche se in buona part durante la fase short-handed.
Felix Stephensen, 2° posto
Schiacciato dall'aggressività di van Hoof, seduto alla sua immediata sinistra, Stephensen ha giocato ben poco all'inizio: solo due volte nei primi tre giri. Dopo l'eliminazione di Tonking, il norvegese ha aumentato il ritmo, giocando 40 delle 68 mani della fase three-handed (il 58,8% e rilanciando 21 volte (52,5%). In totale per lui 328 mani viste e 119 giocate (36,3%), dato naturalmente 'drogato' dall'heads-up.
Martin Jacobson, 1° posto
Performance impressionante per lo svedese, i cui dati più importanti risalgono alla fase three-handed: 28 mani vinte sulle 68 totali (addirittura il 41,2%!). Durante l'heads-up, durato 34 mani, ha vinto 18 piatti (il 52,9%), ma sostanzialmente più grossi di quelli concessi a Stephensen. Per lui 328 mani viste e 104 giocate (31,7%).