La quarta parte della guida strategica per battere i micro stakes del cash game redatta da “sircuddles” si sofferma su un punto essenziale: lo slow play.
L'autore sconsiglia assolutamente di metterlo in pratica, questo per evitare due problemi diversi. Il primo, che probabilmente è anche il più importante, consiste nella perdita di valore da parte di mani molto forti: quando nel cash game si ha un punto forte, il nostro obiettivo dev'essere quello di far finire quanti più soldi possibili nel piatto. Possibilmente tutti, e prima che sul board compaiano carte capaci di spaventare il nostro avversario ed indurlo a giocare in modo passivo la propria mano.
Una seconda ragione sta nel non voler offrire ai nostri avversari le giuste odds per inseguire i propri progetti, siano questi di scala o colore. L'obiettivo, a costo di suonare ripetitivi, non è quello di far foldare a 10 su flop j 6 8 quando voi avete in mano j j .
Quello che volete è far sì che il vostro avversario insegua il suo progetto di colore fino al river, pagandolo un prezzo che a lui paia accettabile ma che in realtà nel lungo periodo si riveli troppo alto per rendere la sua giocata profittevole. Non state proteggendo top set, sarebbe assurdo, state solo cercando di trarre il massimo valore da questo, e dovrete farlo già al flop, per le ragioni di cui sopra.
Infatti, se il vostro avversario è piuttosto aggressivo potreste finire all-in già tra flop e turn, quando la sua equity è pessima, e soprattutto quando ancora è disposto a farlo.
Nel caso in cui intendiate fare slow play infatti, e non ne avete alcun motivo valido, non solo rischiate di veder cadere una cuori che infranga il vostro top set, ma mantenete piccolo un piatto che invece volete veder crescere: se fra flop e turn il vostro opponent non viene aiutato dal board, a meno di un bluff difficilmente potrete estrarne valore.
“Sircuddles” ammette qualche rara eccezione a questa regola generale, che può verificarsi quando ad esempio il flop è tale per cui è molto improbabile che possa aver aiutato il vostro avversario. Ammettiamo ad esempio che apriate il gioco da CO con k q , che veniate chiamati da BTN ed il flop sia k q q .
In questo caso, ed in un contesto come quello dei micro stakes, ha un senso checkare flop: può indurre il vostro avversario ad aggredirvi, e magari una free card può permettergli di che consenta a voi di ricavarne del valore.
Come detto, si tratta di eccezioni. Non vorreste fare lo stesso con a j su flop a k j : nel caso in cui il vostro avversario abbia una mano come 8 7 o4 4 non è certo mettendo in atto lo slow play che potrete estrarne valore. Per cui, nel dubbio, non fatelo.
Traduzione di Piero "Pierelfo" Pelosi
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