Il poker entra ufficialmente nelle scuole statunitensi, inserito nel programma didattico in uno dei corsi pomeridiani di matematica del George Mason High School, nella piccola cittadina di 11mila anime di Falls Church, in Virginia.
A settembre, all’interno del plesso scolastico è stato fondato un poker club. Naturalmente si è aperto un dibattito serrato sull’opportunità o meno di insegnare poker agli studenti di matematica della scuola superiore: d’altronde si tratta di ragazzi minorenni ed il tema si fa molto delicato e va trattato con le necessarie cautele ed in modo responsabile.
Le lezioni sul poker sono diventate uno dei corsi extracurriculari più popolari nella scuola che si avvale della ‘consulenza’ del giovane studente diciassettenne Daniel Fletcher, uno dei fondatori del nuovo club. In base ai concetti strategici del gioco si cerca di insegnare agli studenti le basi sul calcolo delle probabilità e il ragionamento logico che sta alla base di ogni scelta al tavolo.
“Non so – commenta Fletcher al Washington Post - se è il corso di matematica ad aiutarmi a giocare oppure è il poker che mi aiuta ad apprendere i concetti sulle probabilità e la statistica”. In tutti i casi la sinergia funziona, l’importante è non sconfinare, considerando la giovane età dei destinatari delle singolari lezioni. La materia negli Stati Uniti è già stata studiata e trattata in modo approfondito in diverse e prestigiose Università e ci sono pochi dubbi – sotto il profilo scientifico – sullo stretto collegamento tra il gioco e la matematica. Teorie che si sono rivelate vincenti anche nelle aule di tribunali per dimostrare che il poker è soprattutto un gioco d’abilità, dove l’alea fa la sua parte ma in percentuale minore rispetto alle skill dei giocatori. I dubbi di questa iniziativa possono sorgere se si considera la giovane età dei destinatari delle lezioni.
I gruppi anti-gioco d’azzardo si sono mobilitati ma a riportare il piano della discussione nel giusto alveo ci ha pensato il preside della scuola Tyrone Byrd: “Siamo consapevoli che i bambini possono giocare fuori dal nostro istituto. Noi, con questa iniziativa, abbiamo l’opportunità di insegnare loro come si gioca in maniera responsabile”.
Il preside però dalle parole è passato anche ai fatti: “Quando ho autorizzato l’apertura del club, abbiamo stabilito delle regole ferree. In primo luogo è vietato giocare con soldi reali, inoltre la rilevanza educativa del gioco deve essere esplicita. Alcune settimane fa sono dovuto intervenire perché all’interno della scuola erano stati affissi dei volantini raffiguranti un’immagine con dei cani stilizzati che giocavano a poker fumando. Queste sono tipi di connotazioni che cerchiamo di tenere lontano dal nostro corso”.
Quella di Falls Church è un’esperienza unica nelle High School statunitensi ma nelle Università il poker è già entrato dalla porta principale. Uno dei primi sostenitori della materia è stato il professore Charles Nesson della Harward Law School, il quale è solito dire: “quando un mio studente si laurea in un mio corso, voglio che sia diventato un vero giocatore” nel senso lato del termine. “La lezione va oltre le statistiche di base: si tratta di capire l’anatomia del ragionamento e del comportamento umano. Il poker insegna ai miei studenti a lottare in un ambiente di contenzioso, estremamente competitivo”.
Nesson e i suoi studenti hanno fondato nel 2007 la Global Poker Strategic Thinking Society a Harvard e questa esperienza è stata fonte d’ispirazione per altre Università. Secondo il professore “il poker può essere utilizzato come un potente strumento di insegnamento a tutti i livelli del mondo accademico e in materia di istruzione secondaria".