"Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta". Ognuno di voi conoscerà bene questa citazione, odiata o amata a seconda del tifo calcistico. Ma stavolta non è alla Juventus che si riferisce, bensì a Joe McKeehen. La famosa frase di Giampiero Boniperti calza a pennello sul neo campione e sulla intera strategia che ha tenuto al vittorioso final table del WSOP Main Event.

L'enorme vantaggio in chips con cui Joe partiva, unitamente alle note capacità tecniche, avevano già dato un'impronta netta al final table, un copione già scritto a chiare lettere e che McKeehen ha naturalmente fatto il massimo per interpretare alla perfezione.
JOE COME JERRY?
Alla fine forse McKeehen rappresenterà il campione meno popolare dai tempi di Jerry Yang, ma per ragioni molto diverse tra loro. Yang per quel suo essere capitato lì per caso, senza le minime caratteristiche sufficienti a cavalcare mediaticamente un trionfo troppo più grande di lui. McKeehen invece ha da un lato la "colpa" di essere stato il vincitore più prevedibile della storia da un lato, e quello di non aver fatto nulla per rendersi più simpatico dall'altro.
La community pokeristica non ha mai nascosto infatti lo scarso apprezzamento per la sua attitudine al tavolo, sprezzante, arrogante, provocatoria e un po' cafona. Un atteggiamento sgradito al pubblico, agli appassionati ma evidentemente anche agli avversari: Butteroni ha lasciato intendere che qualche problema con McKeehen c'è stato, mentre sia Chan che Stern hanno platealmente evitato di stringergli la mano al momento della propria uscita dal torneo. Tre indizi che fanno una prova...
TUTTA UNA STRATEGIA!
Ad ogni modo, il pubblico ha faticato molto ad accettarlo, e addirittura su twoplustwo è stato lanciato un sondaggio su quale sia l'atteggiamento di McKeehen che più ha infastidito. Inaspettatamente, lo stesso neo-campione WSOP è intervenuto di persona, in un post che spiega come si trattasse di una strategia ben precisa.
Joe interviene in risposta al post di "LeakyChips", il quale aveva avanzato l'ipotesi che quello di apparire un bastardo arrogante fosse uno stratagemma per far tiltare gli avversari, riuscito talmente bene da essere passato anche nei confronti del pubblico. Joe conferma: "finalmente qualcuno se ne è accorto..."
"DOVEVANO CAPIRE CHE ERA IL MIO TAVOLO"
Quindi, inizia a raccontare la strategia usata più nel dettaglio: "Volevo dare a tutti gli altri giocatori un messaggio chiaro: che quello era il mio tavolo e avrebbero dovuto lottare con le unghie e con i denti per prendersi anche le briciole. Gran parte del mio table talk era mirato allo stesso obiettivo, o per farmi apparire più stupido di quanto sia in realtà." Una strategia che aveva già pagato in passato: "Chiunque si sia ritrovato con me in situazione deep ad un torneo, ha provato più o meno la stessa cosa."
A modo suo, McKeehen ammette di fatto qualche smorfia per il pubblico, tra una mano e l'altra: "Hanno riso abbastanza spesso", dice. "Chiaramente, non mi fregava nulla di quale immagine di me apparisse in TV, perchè ero lì per vincere un torneo, non per convincere un miliardo di persone in tutto il mondo che sono uno con la testa a posto. E in questo caso, il risultato parla per me."
SCARAMANZIE DA PRO
Infine, Joe dice anche qualche parola sul look, altro elemento che gli ha attirato più di qualche critica. "Ho persino curato un po' il mio look, ho comprato casacche sportive seguendo la tradizione di Merson e Riess. Anzi, vi do un consiglio da pro: indossate la maglia di una squadra, se diventate November Nine: la vostra equity avrà un boost incredibile!"

OK, MA COME RUNNO?
Infine, Joe McKeehen ammette candidamente: "E sì, ho runnato in maniera vergognosamente sopra EV per tutto il tempo, già fin da luglio. Mi veniva quasi da ridere vedendo come stessi runnando, e verso la fine non riuscivo neanche più a trattenermi. Il quantitativo di mani forti che ho avuto mi ha lasciato di stucco."
Che sia antipatico o no, che si vesta o meno in maniera pessima (chi scrive ha apprezzato moltissimo vedere le foto del campione con la maglia di Allen Iverson), sentire il campione del Main Event WSOP che ammette di avere runnato "in braccio ai santi" è qualcosa di più unico che raro, e senz'altro lo rivaluterà molto agli occhi anche del pubblico più critico, nei suoi confronti.