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Hoyt Corkins pressa al turn alle WSOP 2010

Si diceva una volta che nel Texas Hold’em le decisioni più importanti si prendono al flop. Ed in effetti, a quel punto della mano la maggior parte delle carte comuni sono già note e si può quindi avere un’idea più precisa se il proprio punteggio sia weak o decente/forte.

Anche Doyle Brunson la pensava alla stesso modo, ed infatti nel suo famoso “Super System” aveva pure scritto che turn e river si giocano da soli.

Ma ora non è più così. Tecniche e strategia si sono nel frattempo evolute e sembra che ora il turn abbia preso il posto di quello che prima rappresentava il flop. L’approccio small ball, proposto da giocatori molto famosi come Daniel Negreanu, ha reso possibile guardarsi più facilmente le prime tre carte del board ma, al contempo, ha complicato il gioco sulle altre street. Ed è infatti quello che ci dimostra il veterano Hoyt Corkins in questa mano capitatagli al Main Event delle World Series of Poker 2010.

Con bui 100/200, il giocatore da seat n° 9 apre di 500 da middle position e Corkins chiama dal bottone con 5 4 . “Era il classico open-raise che piace tanto ai ragazzi che giocano su internet” spiega Hoyt che in carriera ha vinto due braccialetti WSOP e due titoli del World Poker Tour. “Questo rilancio basso dà comunque l’opportunità di giocare proprio delle mani come 5-4 suited da late position.”

L’avversario dal big blind si adegua per il call ed il flop porta 3 k 6 sul quale Corkins centra un progetto di scala bilaterale ed un backdoor flush draw. L’oppo dal grande buio fa check e l’original raiser punta invece 850 chips pari alla metà del piatto. Hoyt chiama mentre l’altro decide di foldare. Il turn porta un 7 ed il Pro dell’Alabama chiude dunque la sua scala.

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Il player del seat n° 9 betta 1.200: “Quella size non mi diceva molto” racconta Corkins. “Questi ragazzi di solito adottano lo stesso betting pattern a prescindere se abbiano un set, una coppia o soltanto un draw. Non pensavo che avrebbe puntato di più con un tris.

Mi sembrava più verosimile l’ipotessi che avesse soltanto una coppia. Comunque, alla fine ho deciso di mettergli pressione piazzando un raise da 5.200 perché a lui restavano circa 18.000 chips. Mi pareva la size opportuna per evitare un suo possibile flat-call e per invogliarlo a pushare. Con le chips che mi restavano lo coprivo totalmente ed avevo ancora dietro abbastanza da non essere committed. Ciò poteva fargli credere di avere una buona fold equity e che potevo aver tentato quel raise con qualsiasi mano.”

L’avversario però folda, ritenendo probabilmente che Corkins avesse davvero qualcosa di buono, ed Hoyt deve accontentarsi di un piatto contenente un numero di fiches sicuramente inferiore a quello che sperava di vincere. “Peccato non avesse un set, avrei avuto discrete possibilità di fare un bel double-up.”

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