Il caso di Luigi Preiti (l’attentatore di Palazzo Chigi) continua ad incendiare il dibattito politico: domenica scorsa, alcuni organi di stampa hanno pubblicato la notizia (non confermata) che l’uomo da anni gioca in maniera compulsiva alle slot. L’ex moglie però ha smentito tutto, sostenendo che il marito è solo appassionato di biliardo.
In tutti i casi, giovedì sera, la trasmissione di La7, Servizio Pubblico, condotta da Michele Santoro, è stata teatro di attacchi frontali al gioco in generale. Fa sempre comodo sbattere il mostro (gambling) in copertina. Il collegamento gioco-sparatoria è stato un assist perfetto per i moralisti del momento.
L’invettiva più pesante è arrivata dall’ex sindacalista, ed ora europarlamentare, Sergio Cofferati: “il gioco è un tema drammatico che viene sottovalutato. E’ un fenomeno che si manifesta con comportamenti non sempre percepiti. La ludopatia è in crescita esponenziale…”. Giusto un richiamo al gioco responsabile, ma certe affermazioni andrebbero argomentate con ricerche e numeri alla mano.
Cofferati spiega come la dipendenza dal gioco sia una malattia subdola: “Un alcolizzato si vede che è alcolizzato, una persona che fa uso di droghe lo stesso, una persona che ha il vizio del gioco, non sempre viene percepito come persona pericolosa e dunque può avere comportamenti molto violenti senza che il sistema se ne renda conto”. Però, come detto, non vi è ancora nessuna prova del nesso tra Preiti e il gioco d’azzardo.
Per questo motivo le parole di Cofferati suonano un po’ fuori luogo, seppur appare condivisibile l’atteggiamento di non sottovalutare il grave problema della ludopatia. Ma perché nessuno tra i politici si è mai interessato di commissionare una ricerca seria per capire realmente (e quindi combattere) il fenomeno?
L’ex segretario della Cigl non convince per nulla quando parla di gioco online e di una futura regolamentazione all’interno dell’Unione Europea: “si sta discutendo dell’introduzione del gaming online. È una cosa pericolosissima: s ’immagini le conseguenze se un ragazzo a casa attraverso la rete può accedere al gioco d’azzardo”. Peccato che la situazione in Europa non sia proprio quella raccontata da Cofferati.
Certe affermazioni, dette da un eurodeputato, lasciano perplessi, anche perché nel Vecchio Continente si gioca su internet da più di una decina d'anni e se i Governi non disciplinano il settore, i residenti europei rischiano di giocare su piattaforme prive di controlli o comunque con sistemi molto blandi di filtro (con problemi anche per i minori).
Al momento, all’interno dell’Unione Europea, si gioca online in quasi tutti gli Stati: i principali mercati legalizzati e regolamentati sono quelli di Italia, Francia, Belgio, Estonia, Spagna, Gran Bretagna, Romania, Malta, Danimarca e quasi tutti i paesi scandinavi e slavi. Prossimi ad una nuova legge sono la Grecia e l’Olanda. Alcuni stati regionali tedeschi si stanno allineando a questo trend ed anche il Portogallo ha avviato consultazioni significative.
La commissione speciale del Parlamento Europeo hanno già prodotto delle proposte formali per un’armonizzazione normativa. La Commissione UE, dopo una lunga fase di Consultazione (Libro Verde), sta studiando la possibilità di introdurre un nucleo di regole che dovranno essere adottate da tutti gli Stati, per tutelare i giocatori, ma da Bruxelles hanno fatto sapere che il tema è pur sempre di competenza dei singoli Governi. Pertanto le normative nazionali rimarranno in vigore ma saranno integrate da tutele sempre più incisive.