Come vi avevamo detto, il Brexit inizia ad avere un'influenza decisiva negli equilibri politici nel gaming online: con l'uscita della Gran Bretagna, si rafforzano le posizioni di Francia e Italia, favorevoli ai mercati regolamentati Parigi e Roma potrebbero spingere l'Unione stessa a sposare una linea molto più restrittiva nei confronti di quelle società che operano senza licenze locali.
In questo Articolo:
Consiglio d'Europa: la Convenzione sulle Scommesse
Proprio la Commissione Europea è ora dinanzi ad una scelta che potrebbe rivoluzionare gli equilibri dell'e-gaming continentale: a Bruxelles sono chiamati a decidere se ratificare una proposta normativa del Consiglio d'Europa (che è un'organizzazione composta da 47 membri ed è esterna all'UE) che ha redatto una Convenzione volta a limitare i comportamenti fraudolenti nelle competizioni sportive. Una disciplina sulle scommesse che (si spera) potrebbe limitare la corruzione nel mondo dello sport.
I membri del Consiglio hanno però preso la palla al balzo anche definire il concetto di "scommesse illegali". In poche parole, dopo 20 anni di scontri alla Corte di Giustizia Europea, si vuole porre la parola fine all'infinita querelle giudiziaria tra operatori offshore e autorità statali.
Posizione Commissione Europea
Bisognerà capire se da Bruxelles decideranno di ratificare la Convenzione. Le probabilità sono molto alte perché gran parte degli stati aderenti al Consiglio Europeo coincidono con l'Unione, ma molto dipenderà dai criteri di ratifica che saranno seguiti.
La Commissione Europea, grazie all'influenza politica britannica, si è sempre dichiarata neutrale in merito all'e-gaming delegando agli Stati membri, ma ora il vento sembra cambiato, come d'altronde avevamo previsto nei giorni successivi a Brexit. Il trend è noto da anni (il numero dei mercati regolamentati è crescente) ma in pochi mesi potremmo assistere ad un'accelerata.
Cosa sono le scommesse illegali: la definizione
Nella bozza della Convenzione si dà definizione di scommesse illegali: "qualsiasi attività di betting non consentita all'operatore in base alla legge applicabile della giurisdizione dove il consumatore è locato".
In poche parole, gli operatori che non hanno una licenza nel luogo dove viene giocata la scommessa, sono illegali (naturalmente se in quel paese vi è una legge sul gaming online che disciplina la materia).
In qualche modo viene ripreso il criterio sul punto di consumo usato dalla Gran Bretagna per fini fiscali.
Facciamo un esempio: in Italia una società di scommesse con licenza rilasciata da Gibilterra raccoglie gioco nella Penisola, l'attività inerente alla scommessa è da considerarsi illegale, in base a questa nuova convenzione europea. La società deve per forza possedere una concessione rilasciata dai Monopoli (ADM).
Fino ad ora era così solo per la legge italiana, ma vi era una accesa disputa interpretativa in sede europea, in quanto non vi è alcuna normativa comunitaria sul punto e, la Corte di Giustizia UE, in numerosi casi ha dato ragione agli operatori offshore. Bisognerà capire se la Convenzione sarà ratificata e applicata nell'Unione.
Le preoccupazioni di Malta
Dalla capitale del gioco online europeo, Malta, è scattato l'allarme. L'e-gaming sulla piccola isola del Mediterraneo rappresenta l'11% del Prodotto Interno Lordo e dà lavoro a 8.000 persone oltre all'indotto. Il contributo all'economia maltese nel 2015 è stato di ben 700 milioni di euro. Molte gaming company sono presenti a Malta, in quanto è ritenuta la piattaforma ideale per molte ragioni.
Il presidente esecutivo della Malta Gaming Authority (MGA) Joe Cuschieri mette in guardia il Governo: "se questa definizione (quella sulle scommesse, ndr) dovesse entrare in vigore, renderà illegale tutti gli operatori che offrono i loro servizi negli altri paesi europei tramite una licenza MGA".
Sarebbe senza dubbio un colpo pesantissimo alla continua espansione del settore gestito da MGA.
"In conformità con la giurisprudenza che si è sviluppata in Europa dal 2008, un certo numero di stati membri dell'UE stanno limitando la fornitura di servizi di gioco online all'interno dell'Unione e impongono licenze nazionali per offrire servizi di gioco d'azzardo sul loro territorio. Se l'Unione Europea dovesse ratificare la Convenzione del Consiglio d'Europa, tale definizione sarà applicata in maniera automatica nel Vecchio Continente e suonerà come un timbro di approvazione alle restrizioni imposte dagli Stati Membri sulla fornitura di servizi transfrontalieri".
In questo modo Malta è costretta, per salvaguardare il suo business, a non poter sottoscrivere la Convenzione sul controllo delle irregolarità nelle competizioni sportive, nonostante sia una priorità per le autorità dell'isola, considerando gli alti episodi di corruzione registrati negli ultimi anni nella Premier League maltese.
"Malta ha partecipato - afferma il presidente di MGA - a vari negoziati ed ha avanzato le sue proposte sulla convenzione che sono state ignorate".
Ratifica o meno della Commissione? MGA si oppone
La Commissione non si è ancora espressa in merito alla ratifica. Per il momento, ha deciso che dovrà ottenere il parere favorevole del 100% dei suoi membri: in questo caso Malta sembra intenzionata a votare contro e far saltare tutto. Ma rimane un'indiscrezione raccolta dal tabloid Malta Indipendent e non vi è ancora nulla di ufficiale.
Si tratta però di un processo che non potrà essere arrestato solo per un cavillo burocratico. La maggioranza degli Stati membri dell'Unione è favorevole a questa presa di posizione. Questione solo di tempo.
C'è da dire che gran parte delle gaming company, pur avendo il quartier generale sull'isola e disponendo di una licenza MGA, hanno nel loro portofoglio anche numerose licenze nazionali. Vedi ad esempio il caso di PokerStars-Rational Group, Betsson, Bet365, Betclic, Betsafe etc. Si servono delle licenze maltesi solo per offrire gioco in quei mercati che non sono ancora stati regolamentati (Germania).
Inoltre Malta rimane sempre un territorio favorevole alle betting company per varie ragioni (corporate tax, i servizi offerti alle società e per i costi del lavoro contenuti, oltre ad una presenza oramai di personale qualificato). Ma questa Convenzione voluta dal Consiglio Europeo può comunque rompere definitivamente gli equilibri del betting e del gaming online continentale.