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Ferguson: accordo farsa per 2,3 milioni con Governo Usa

chris-fergusonChe l’inchiesta sul Black Friday facesse acqua da tutte le parti oramai lo avevamo capito e la conferma l’abbiamo ricevuta dalla notizia del recente e favorevole accordo sottoscritto da Chris Ferguson con il Dipartimento di Giustizia (DoJ) statunitense.

“Jesus” non ha bisogno di presentazioni: per cinque volte vincitore di un braccialetto WSOP, campione del Main Event nel 2000, è uno dei più famosi giocatori di poker al mondo ma soprattutto era l’azionista di maggioranza (relativa) di Tiltware, la holding che controllava Full Tilt Poker, la seconda room del pianeta, di fatto fallita dopo l’intervento dei federali e a seguito di una gestione a dir poco approssimativa.

Ferguson era il punto di riferimento del board di controllo del quale facevano parte anche l’amministratore delegato Raymond Bitar (ritenuto oramai l’unico responsabile del clamoroso crack), Howard Lederer e Rafe Furst. Una struttura snella, composta da sole quattro persone, per prendere e condividere decisioni in modo celere. Ma tutto ciò non emerge a seguito degli accordi extragiudiziali sottoscritti in questi mesi.

I procuratori di New York avevano accusato Ferguson, e i suoi colleghi del consiglio, di aver attuato uno ‘Schema Ponzi’ ai danni dei giocatori della red room. Dal procuratore Bharara furono mosse accuse pesanti nel settembre del 2011: “Full Tilt Poker non è una società di poker che ha agito legalmente, l’operato del consiglio di amministrazione potrebbe essere ricondotto ad uno schema Ponzi globale”.

Non abbiamo mai condiviso questo tipo di definizione, apparsa  fin troppo semplicistica e priva di qualsiasi fondamento giuridico. Ma un dato di fatto era evidente: mancavano nelle casse di Full Tilt più di 300 milioni di dollari. Soldi spariti nel nulla e che avevano (ed hanno ) lasciato i clienti del sito con un pugno di mosche in mano.

Fatto sta che a Ferguson era stato richiesto un risarcimento di 42 milioni di dollari: multa calcolata sui dividendi incassati (in modo illecito per la Procura) negli ultimi anni da “Jesus” alle spalle dei giocatori. Oramai è chiaro (a prescindere dalle “verità” emerse da questi discutibili accordi) che i soci di Tilt utilizzavano in modo irregolare i fondi dei players.

Notizia di poche ore fa, l’ex azionista di riferimento di Full Tilt Poker dovrà restituire 2,3 milioni. Di altre somme al momento non se ne parla (solo dell’ammontare imprecisato su un suo conto presso CityBank) e vi è una differenza enorme rispetto alle richieste iniziali. 

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Ferguson sosteneva inoltre di aver diritto a 14 milioni per dividendi non ancora riscossi ma nell’accordo ha deciso di rinunciare a tali somme che dovranno essere destinate al rimborso dei clienti del sito. 

I termini dell’accordo sono stati resi pubblici dal suo legale Ian J. Imrich.  La beffa nelle beffe per gli ex clienti di Full Tilt Poker statunitensi e italiani (gli unici a non aver ancora ricevuto un dollaro) è che nell’accordo, Ferguson non ammette irregolarità e dichiara di non essere stato mai a conoscenza di qualsiasi attività illecita e che era inconsapevole che la società non fosse in grado di soddisfare le passività dai conti dei players.

Si parla di un buco di oltre 300 milioni di dollari maturato nel corso degli ultimi due anni: difficile credere che il principale azionista, membro del board di controllo. non fosse a conoscenza di tutto ciò o almeno di una parziale verità. In tutti i casi, anche la sua ipotetica mancata vigilanza, sarebbe una grave forma di irresponsabilità nei confronti dei clienti di Full Tilt e degli azionisti.

Stesso discorso vale per Howard Lederer e Rafe Furst che si erano accordati negli ultimi mesi del 2012 con il Governo. In poche parole, l’unico responsabile rimane Raymond Bitar, destinato a pagare per tutti con parecchi anni di carcere. Difficile credere alle favole e soprattutto che un unico uomo possa creare un buco da oltre 300 milioni alle spalle di tutti.  L’unico dato di fatto è che ai clienti italiani non sono ancora stati rimborsati i propri fondi, stessa sorte per i players statunitensi. Di sicuro oggi la Giustizia non ha trionfato.

Cosa ne pensi dell’accordo di Ferguson con le autorità statunitensi per il crack di Full Tilt Poker? Esprimi la tua opinione sul nostro forum!

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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