Sette anni fa, il 2 settembre 2008, su Gioco Digitale fu disputata la prima partita di poker online autorizzata dai Monopoli di Stato. Come ogni matrimonio rispettabile, è scattata puntuale la crisi del settimo anno: il trend del mercato è in discesa, la scarsa concorrenza interna è preoccupante, ma i numeri complessivi sono comunque spaventosi.
La prima poker room attiva fu Gioco Digitale, seguita poi dal network Microgame. Nei primi 4 anni, nel nostro paese era possibile giocare solo tornei e sit and go (poker tournaments), prima dell’arrivo del cash game nel luglio del 2012.
Secondo i dati elaborati dall’agenzia Agimeg, in Italia sono stati giocati 11 miliardi di euro in buy-in per MTT e SNG. I players italiani hanno speso 1,4 miliardi (escludendo il cash game ovviamente). Lo Stato è riuscito a ricavare 340 milioni di entrate.
L’anno del boom è stato il 2010, con le giocate che hanno toccato i 3 miliardi e 145 milioni.
Nel 2012, l’arrivo del cash game ha fatto calare i poker tournaments di oltre il 40% (1,3 miliardi la raccolta) e l’anno dopo la discesa è stata di 38 punti percentuali.
Ma con la nuova offerta degli Spin & Go, c’è stata l’inversione di tendenza: essendo contabilizzati nei poker tournaments, la categoria – nel settembre del 2014 - ha superato di poco la spesa del cash game: 8,4 milioni rispetto agli 8,3 milioni del cash.
Sempre nello stesso periodo, i tournaments sono cresciuti del 16,6%, con una raccolta pari a 72,5 milioni rispetto ai 62,2 milioni del settembre 2013.
A gennaio 2015, abbiamo registrato un picco di 74 milioni, per un assestamento tra febbraio e maggio di 70 milioni. In estate, l’effetto Spin & Go non si è fatto sentire (nonostante la nuova versione mobile), con una raccolta di 55 milioni di euro. Ma l’innovazione nel settore rimane la chiave per ridare slancio e brio al poker online, non solo in Italia.