Per la Corte di Cassazione oramai non ci sono più dubbi: i tornei di texas hold’em live freezeout (e senza rebuy) sono leciti, non rientrano nella fattispecie del reato di gioco d’azzardo. Nella giornata di ieri è arrivata la terza decisione a favore dei circoli di poker nell’arco di pochi mesi.
E' necessario leggere le motivazioni dei giudici ma una cosa è certa: a Roma hanno legittimato l’attività di alcuni circoli, dando dei riferimenti normativi che non possono essere più ignorati, nell'interpretazione del codice penale.
La giurisprudenza penale – sia di merito che di legittimità – è oramai orientata in un’unica direzione ed ha sposato principi consolidati. Chi si attiene a determinati canoni non avrà problemi di eventuali condanne penali. Chi propone cash game o tornei con più rebuys, per esempio, invece continuerà a rischiare grosso.
L’opinione pubblica continua ad essere accecata dai pregiudizi e rifiuta nella maniera più categorica una legalizzazione del settore, quando la regolamentazione potrebbe garantire allo Stato un flusso di entrate in più (circa 30 milioni di euro l’anno) e soprattutto i players sarebbero maggiormente tutelati: potrebbero giocare in ambienti legali, con maggiori controlli e regole uniformi.
In tutti i casi, a prescindere da queste considerazioni, il punto è un altro: regolamento o meno, la Cassazione di fatto ha dato un riconoscimento legale al settore, con regole precise (tornei freezeout senza rebuy), senza neanche fare una distinzione sul buy-in.
Le autorità dovrebbero prendere atto di questi significativi precedenti e – dopo quattro anni – pubblicare il regolamento, già previsto da una legge ordinaria approvata dal Parlamento italiano. Nel caso contrario, prenderà sempre più corpo una rete parallela, legittimata dalla giurisprudenza.