E’ un momento cruciale per gli equilibri del gambling in Italia, sia live che online. “Giocherà” un ruolo decisivo il nuovo Governo che sarà guidato da Matteo Renzi. La composizione del futuro esecutivo sarà cruciale.
Perché? Per una ragione tecnica e formale: è in via di approvazione in Senato il Decreto di “delega fiscale” per il riordino del settore da un punto di vista erariale. In ballo c’è la questione della pubblicità su televisioni e radio e l’eventuale revisione della tassazione sui giochi online.
In estrema sintesi: il Parlamento ha individuato delle linee guida (inserite nel decreto), ma sarà compito dei Ministri guidati dal Sindaco di Firenze metterle in atto, con ampia discrezionalità.
In molti si chiedono quale sarà la politica di Renzi nei confronti del settore. L’ottimismo di queste ore sembra comunque ingiustificato, almeno a giudicare dalle precedenti dichiarazioni del futuro Premier (in una delle quali fece confusione tra raccolta lorda e profitti netti, senza tener conto delle vincite dei players). Tutto è ancora da decifrare.
Ha provato a ricostruire un quadro attento, l’Avvocato Stefano Sbordoni, legale tra più esperti e preparati in materia di normativa applicata al gioco in Italia. Per anni è stato anche consulente dei Monopoli di Stato.
Citiamo alcuni interessanti passaggi di Sbordoni, direttamente dal suo blog (StudioSbordoni.com). Il legale romano ricorda gli “interventi” precedenti di Renzi:
”in occasione di un dibattito televisivo con Bersani aveva dichiarato che la tassazione sui giochi è troppo bassa. «Nel 2002 erano 12 miliardi il totale d’affari sul gioco d’azzardo – aveva dichiarato – ed era 4 miliardi. Adesso siamo ad un valore complessivo di 80 miliardi e la tassazione è appena di 8 miliardi».
Quella sottolineata particolarmente da Renzi è la mancata crescita proporzionale degli introiti erariali rispetto alla raccolta di gioco ma l’allora aspirante segretario del Partito Democratico non ha tenuto conto del ritorno in vincite, del payout, notevolmente cresciuto nell’arco di tempo preso in considerazione”.
Un altro intervento di Renzi sul gioco va ricordato in occasione del Decreto Salva Roma a fine 2013, quando ha definito “una porcata” il provvedimento che avrebbe danneggiato gli enti locali attivi nella lotta alla ludopatia attraverso il contenimento della diffusione del gioco sul territorio.
Ma non è tutto perché prima della presentazione del progetto di legge contro il gioco da parte dell’Italia dei Valori, il segretario del PD ha firmato la proposta di legge popolare ideata dal partito di Di Pietro, un testo che mira a fare tabula rasa del gioco pubblico italiano.
E se è vero quanto si dice sia stato dichiarato privatamente da un politico di primo piano (“…non me ne frega niente del gioco, ma dire così porta voti…”), l’impressione che nella quasi totalità dei casi si tratti di dichiarazioni ed iniziative volte a raccattare consensi e voti, sia a livello nazionale che locale, sarebbe confermata.
Insomma, un quadro composito e in alcuni casi contraddittorio che lascia il settore alla finestra rispetto a quanto accadrà con l’arrivo al Governo di una nuova squadra guidata da Matteo Renzi”.