Un’altra deep run per Joseph Cheong nel torneo più prestigioso e difficile (per numero di partecipanti) al mondo: da poche ore ha chiuso il day 4 del Main Event WSOP al 23esimo posto con uno stack di 1,4 milioni di chips (average 701.000), quando sono rimasti in corsa solo 282 giocatori.
Il californiano ha preso parte al Main in quattro occasioni, ed è andato a premio in tre: terzo posto nel 2010 (per oltre 4,1 milioni di dollari), 114esimo nel 2011 (54.851$) ed ora l’ennesimo exploit: potrebbe diventare November Nine per la seconda volta nella storia.
D’altronde Cheong è in un periodo di forma straordinario e, comunque finisca la sua avventura al Rio, le WSOP 2012 lo premieranno come uno dei giocatori più in forma, con un secondo posto nel prestigioso Mixed Max (dopo aver eliminato nei quarti di finale il nostro Fabrizio Baldassari), un nono nel $5.000 PLO Six Handed e un 15esimo nell’evento 50.
Da quando è vietato giocare online negli States, Cheong si è trasferito nella nuova residenza di Vancouver, dove continua a grindare e vincere negli MTT ma ha sconvolto tutti per alcune sue rivelazioni.
Al tavolo sembra freddo come un computer, un calcolatore, ed invece abbiamo scoperto che anche lui è umano: “la notte - rivela - quando sono ubriaco gioco molto anche a cash game, in particolare nei giochi PLO. Non è il massimo per me, gli altri ne saranno felici…”.
Cheong sulle orme di Ziigmund, il player high stakes finlandese con il vizio di alzare il gomito un pò troppo facilmente. Joseph ha rivelato ad alcuni giornalisti amici che i 4,1 milioni di dollari vinti nel Main di due anni fa gli hanno permesso di “evitare la rovina” a causa dei suoi downswings alcolici.
Nel 2010 è arrivata la svolta: “Avere un bankroll importante non ha inciso sul mio gioco e sulle mie strategie nei tornei”. Durante il final table, davanti alle telecamere di ESPN, ha stupito gli appassionati per il suo gioco loose aggressive frizzante, un poker ‘champagne’ che ha fatto innamorare molti appassionati.
Da lì si è creato un’immagine particolare, un’etichetta che gli è rimasta addosso. Joseph saggiamente ha cercato di sfruttare questa cosa a suo vantaggio nei primi giorni del Main Event: “sono costretto a giocare molto chiuso: tutti sono convinti che io non abbia mai mani forti… Per questo motivo, non ho preso in considerazione spot marginali in questo torneo. Sono livelli molto lunghi e ho effettivamente aspettato le mani giuste; una noia mortale per me”.
Difficile credere ad un Cheong in versione nitty, ma stiamo parlando di un giocatore con una capacità innata nel saper sempre cambiare marcia al momento giusto.
Due anni fa è passato all’onore delle cronache delle WSOP per due episodi sfavorevoli: una mano incredibile persa contro Duhamel al final table (che gli è costata il titolo mondiale) al termine di un braccio di ferro psicologico con il canadese, e un terribile scoppio ricevuto da Filippo Candio (nel video sotto), qualche giorno prima della designazione dei November Nine, quando il californiano era chipleader e i suoi due assi scoppiarono dinanzi a 7 5 di ‘Drive On’ sul flop 6 6 5 : una scala runner-runner salvò il nostro Filippo che poi scrisse la storia degli azzurri alle World Series.
Vorrei trovarmi in quella condizione in ogni mano; non sempre il colpo tiene, ogni tanto c’è lo scoppio, è normale”. Quel tiro mancino gli costò parecchio (il 45% del suo stack) ma Joseph ebbe la forza mentale di rialzarsi e giocare da protagonista, sfiorando il braccialetto più ambito. Storia di un predestinato.