Il quotidiano francese “Le Figaro” ha svelato un particolare importante nell’operazione di salvataggio di Full Tilt Poker. Il primo attore della trattativa, Bernard Tapie, non sarebbe solo: dietro a lui una potente lobby di alcuni casinò statunitensi, suoi soci, pronti a diversificare ed investire nel poker online.
Il giornale rivela che Tapie ha coperto una quota minima (dal 5% al 10%) degli 80 milioni di dollari che la cordata ha versato a garanzia dell’affare, al Dipartimento di Giustizia (DoJ). In società con il manager transalpino ci sarebbe una cordata di impresari statunitensi (ma anche la catena francese Partouche è alla finestra e potrebbe entrare in futuro nell’affare).
Tapie conferma a “Le Figaro” le indiscrezioni: “entro sei settimane io e i miei soci decideremo se acquistare il sito” ma già in settimana potrebbero arrivare buone notizie. Fonti ben informate ci hanno assicurato che questi potrebbero essere i sette giorni decisivi per l’affare. L’ex proprietario del Marsiglia calcio sembra convinto dell’investimento: “gli utili netti della red room erano di circa 150 milioni di dollari all’anno, con 4 milioni di clienti attivi nel mondo”.
A convincere dell'affare il padre è stato Laurent Tapie che ha voluto mettere le mani su quello che è considerato uno dei software migliori al mondo. Proprio Laurent, insieme a Prosper Masquelier (ex manager anche lui di Partouche e creatore della room PokerXtrem.fr), ha fondato l’International Stadium Poker Tour (ISPT), una serie di tornei all’interno degli impianti sportivi più celebri: “si tratta – ha dichiarato Tapie – di riunire 60.000 giocatori in uno stadio, 5.000 sul prato ed il resto sugli spalti. Al vincitore è assicurato un assegno da 10 milioni di euro”.
Le indiscrezioni confermate del quotidiano francese chiudono il cerchio: la facilità con la quale i legali di Tapie hanno ottenuto l’accordo con il DoJ e il permesso di rientrare in futuro negli USA. D’altronde lo stesso manager aveva, ad ottobre, annunciato che la sua esposizione sarebbe stata al massimo del 10%. Poi ha ritrattato la sua posizione, in vista della lunga trattativa di New York.
Tapie non ha comunque problemi di liquidità: il suo patrimonio personale è stato valutato in 260 milioni di euro, dopo aver ottenuto il maxi risarcimento da 220 milioni dal Credit Lyonnais, al termine di una lunga querelle giudiziaria durata 15 anni, in relazione alla vendita di Adidas.
Non si conoscono ancora i nomi degli azionisti statunitensi ma torna attuale il nome di Jack Binion (uomo di fiducia per anni di Steve Wynn) che quest’estate, grazie all’amico Phil Ivey (che dovrebbe rimanere socio della red room), si era recato nella sede europea di Dublino per trattare con Ray Bitar. E bisogna fare attenzione ad altri grandi impresari che sono alla finestra, come Donald Trump che ha già annunciato il suo ingresso nel poker online. I vecchi azionisti di Tilt avevano sottoscritto un accordo con i proprietari di Station Casinò di Las Vegas, pista da non escludere; con Tapie tutto è possibile.
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