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La storia del “Professor” Dewey Tomko, uno dei pionieri del poker a Las Vegas (due volte runner-up nel Main Event)

Il college e il poker

Dewey Tomko, come tanti giocatori, si avvicina al poker ai tempi del college. Siamo nei primi anni sessanta e il gioco non è ancora diffuso. Anzi, meno se ne parla e meglio è, visto che la polizia non va tanto per il sottile. In quegli anni sono numerose le incursioni delle forze dell’ordine per sgominare bische e quanto altro. Insomma il gioco d’azzardo, fuori da Las Vegas è visto come il diavolo e di conseguenza anche il poker. Dewey Tomko gioca di nascosto con gli altri studenti e fin da subito mostra delle qualità che nessun altro dei suoi amici può vantare.

Dewey Tomko

Gli anni passano, lui diventa docente una volta terminati gli studi, ma la passione per il poker è sempre intatta. Anzi cresce a dismisura. Il problema, è conciliare il tutto: lavoro, famiglia, affetti e quanto altro. Così se di giorno è un impeccabile professore dietro la cattedra, di notte Dewey Tomko indossa i panni del giocatore e prende parte a lunghissime sessioni di poker.

Avevo iniziato ad alternare lavoro e poker nei miei primi mesi da docente. Inizialmente ero solo supplente e quindi guadagnavo se c’era lavoro. Altrimenti restavo a casa senza vedere un dollaro. A quel punto decisi di fare una mossa rischiosa, ma proficua. Iniziai a frequentare partite private, dove i risultati furono subito dalla mia parte. Vincevo tanto e questo mi permetteva di far entrare denaro nelle mie tasche, pur in assenza di una cattedra fissa. Una volta ottenuta quest’ultima però, mi sono detto che sarebbe stato uno spreco enorme smettere con il poker. Allora ho proseguito. Di giorno insegnante e la sera, almeno tre volte a settimana, giocatore di poker”. 

Quelle partite private con le sentinelle

Ai giorni nostri il poker è ormai un qualcosa che tutti conoscono e tanti pregiudizi sono venuti meno. Dewey Tomko afferma fra serio ed ironico: “50 anni fa rischiavamo la galera ogni sera pur di giocare le partite private. Adesso i giocatori sono delle star. Firmano autografi, sono sponsorizzati, vanno in televisione a giocarsi piatti monumentali. Me lo avessero detto mezzo secolo fa avrei riso per delle ore. Però sono contento che il poker sia stato sdoganato: dai luoghi comuni e dalla cultura sbagliata verso questo gioco“. 

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E davvero le prime partite erano delle roulette russe per i giocatori dell’epoca, come spiega lo stesso Dewey Tomko: “Il poker era talmente visto male che sembrava di rivivere una sorta di caccia alle streghe. Ogni sera giocavamo in un appartamento diverso, in modo da non dare nell’occhio. La polizia vigilava ed erano tanti gli informatori che all’epoca avvertivano delle partite. Per questo motivo fuori dalle case in cui giocavamo, oppure sulla porta, erano sempre presenti due “Sentinelle”. Pagavamo queste persone per avvertirci se vedevano arrivare la polizia. Insomma l’ansia della polizia non ci mollava mai.

Partite vincenti per Dewey Tomko

Come detto Dewey Tomko di giorno insegna dietro la cattedra e di notte si assicura piatti pesanti dietro ad un tavolo a poker. Una doppia vita non facile, ma che gratifica quel giovane di belle speranze. “Non era facile tenere il ritmo. Sicuramente la giovane età giocava a mio favore. A volte terminavo la sessione, passavo da casa per una doccia, salutavo mia moglie e con i libri andavo a scuola. Eppure ero sempre lucido davanti ai miei studenti. Ho sempre cercato di tenere i due mondi distanti, in modo che nessuno potesse sospettare qualcosa“. 

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Certe volte il fine settimana crollavo dalla stanchezza, ma erano sacrifici che facevo volentieri. Al tavolo avevo una marcia in più degli altri. Si trattava quasi sempre di ricchi annoiati che amavano il poker, pensando però che fosse un gioco di fortuna. Io invece ho sempre affrontato con serietà questo gioco e soprattutto ho sempre pensato che l’abilità fosse il vero ago della bilancia“. 

Il bivo negli anni ’70

Nei primi anni settanta Dewey Tomko è davanti ad un bivio: continuare così fino a quando gli stimoli non diranno basta, oppure fare il grande salto? E per grande salto, Tomko intende lasciare il suo amato lavoro e iniziare a fare il giocatore professionista a tempo pieno. In quegli anni infatti il poker da gioco vietato, inizia a diventare un must dei casinò di Las Vegas e dunque si può guardare al futuro con più ottimismo. Una scelta non facile, ponderata a lungo con la moglie, considerando che insieme avevano già messo al mondo tre figli.

Doyle Brunson Super Bowl
Doyle Brunson

Come potete immaginare Tomko alla fine opta per mollare il lavoro e trasferirsi a Las Vegas. Lì conoscerà Doyle Brunson e insieme, pur senza saperlo, riscriveranno la storia del gioco. Sono gli unici che al momento hanno preso parte a tutte e 50 le edizioni delle WSOP di Las Vegas e sono gli unici che possono davvero dire di aver visto la completa trasformazione del gioco. Ma questa è un’altra storia che vi racconteremo nei prossimi giorni.

 

Nel mondo del giornalismo sportivo da quando avevo 16 anni, ho all'attivo quasi 800 radiocronache di eventi sportivi e quasi 10 mila articoli sportivi. Da 15 anni nel mondo del poker, del betting e del gaming. Cavallo di battaglia: "Amici Miei".
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